I Social Network , come ho già ribadito in qualche articolo passato, sono ormai parte integrante del nostro quotidiano e , se per gli over 40 questa affermazione potrebbe sembrare bizzarra, per gli under 20 risulta un’emerita banalità. Facebook, Instagram, Twitter (e non solo) sono degli strumenti di comunicazione che hanno un potenziale incredibile perchè, grazie ad essi, si son creati nuovi lavori (social media manager) e rimangono comunque rapidi veicoli di notizie. I social , dunque, sono anche diventati quasi essenziali alla nostra persona.

Vi è mai capitato di sentirvi fuori dal mondo quando non riuscite a connettervi su Facebook? O di sentire il “dovere” di fare gli auguri di compleanno all’amico ma con il quale non vi parlate praticamente mai?

Se questo vi sembra normale, allora forse dovreste fermarvi un attimo a riflettere su ciò che stiamo vivendo.

I social hanno trasformato, negli ultimi 10 anni, il nostro modo di comportarci e spesso ci hanno reso persone fredde , poco attente alle emozioni con il risultato che le nostre azioni sono poste in essere senza pensare alle conseguenze delle stesse (ovvero potrebbero causare dolori o dispiaceri a chi ci legge). Like, commenti e quant’altro sono l’espressione di quello che pensiamo ma spesso sono anche il riassunto di tutta la rabbia che viviamo e che, tramite il web, tiriamo fuori come valvola di sfogo.

Autoesaltazione dell’io

Un paragrafo a parte va assolutamente dedicato a questo concetto: l’esaltazione di se stessi.
Il bisogno di mettere in mostra tutto ciò che facciamo,attraverso foto, status o commenti serve solo a rafforzare l’immagine che ci siamo creati di noi stessi. Crediamo di essere intelligenti e simpatici? Lo dobbiamo dimostrare in tutti i modi e a tutti i costi ,perchè i nostri “amici” o followers ci devono ammirare. Postare serve a dire “io esisto” ed esisto in questo modo, proprio in quello in cui voglio apparire agli altri!

E’ interessante uno studio americano (mi scuso se non lo cito ma non ricordo di quale Universitàfosse il merito) che tratta proprio di questo e che spiega come la gente , con l’avvento di internet e dei social, sia diventata vulnerabile ai giudizi anche di chi non si conosce.
 Più like si ricevono, più ci si sente importanti. Se ne si ha pochi, ci si sente quasi sprofondare e si ha la sensazione di essere soli o non valevoli.

Ti sembra esagerato ciò che dico? Eppure è cosi.

Il noto cantautore Giorgio Gaber , a tal proposito, disse una frase emblematica:
«LA PAROLA IO È UNO STRANO GRIDO CHE NASCONDE INVANO LA PAURA DI NON ESSERE NESSUNO…» (ci aveva visto lungo)


I messaggi sociali, culturali ed economici veicolati dai social media fanno apparire l’Io come la sola e vera realtà. L’unica sulla quale le nostre vite si debbano fondare e questo rappresenta una spia di grandi pericoli! La psicanalisi, infatti, aveva individuato come possibile cause di malattie mentali l’atteggiamento che tende ad esaurire la personalità nell’esclusiva considerazione di se stessa.

Dolore spettacolarizzato e poco pudore

Altro tema importante circa il cambiamento che i social hanno portato è proprio la spettacolarizzazione del dolore. Prima dell’avvento dei Social Network, quando si viveva un dolore più o meno intenso si tendeva a chiudersi nel proprio mondo, forse per pudore o semplicemente perchè il dolore è qualcosa di talmente intimo che chiunque lo guardi dall’esterno potrebbe ridimensionarlo e sbeffeggiarlo (..e il tuo dolore merita questo?)

Una tragedia sbattuta sotto gli occhi di tutti non assume un peso maggiore. Provoca sentimenti strani che vanno dalla pietà all’indifferenza più totale.

Quando si prova dolore ci si dovrebbe, invece, fermare un attimo a meditare su quello che stiamo vivendo e cercare di razionalizzarlo per poter andare avanti nella vita. Il dolore forma e ci fortifica ma la spettacolarizzazione di esso vanifica lo stesso e potrebbe trasformarci in persone sempre più fredde ed aride.

C’è anche un altro motivo per cui sarebbe sconsigliato mostrare il dolore (questo vale soprattutto in caso di tv) ; alla violenza il nostro organismo si abitua e, per non sentirsi minacciato ed adattarsi all’ambiente, un soggetto così continuamente esposto alla violenza, finisce per considerarla un fatto normale, un fenomeno che come un altro può accadere.

I social tendono a renderci sociofobici

Non meno importate , tra i problemi che sono nati con l’avvento di internet , dei forum e dei social network, è la paura di affrontare il prossimo. La sociofobia è il male del secolo e rappresenta quel particolare stato ansioso nel quale il contatto con gli altri è segnato dalla paura di essere malgiudicati e dalla paura di comportarsi in maniera imbarazzante ed umiliante.

Questa ansia nasce perchè il poco contatto REALE con gli altri ci ha disabituati ad affrontare il quotidiano con tutto quello che ne deriva. Succede , infatti, che dietro uno schermo si annulla il contatto visivo e il botta e risposta della conversazione scritta consente di valutare le parole da usare, e soprattutto le sue reazioni non vengono percepite dall’interlocutore. Succede anche spesso che i giovani (e non solo) si costruiscano una second life perchè quella reale sta stretta o non corrisponde a ciò che si vuole essere. Tutto questo è decisamente pericoloso proprio perchè impatta sulla mente e ci porta fuori dalla realtà.

Pubblicato da Mary Ciavotta

Maria Ciavotta è social media marketing manager ed editrice dei siti wdonna.it e piattifacili.com.

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