È Dipendenza da web e da smartphone per  i giovani, che lo controllano circa 80 volte al giorno; questo è solo uno dei dati che fanno pensare, insieme alla percentuale del 51% dei ragazzi tra i 15 e i 20 anni, che ha difficoltà a prendersi una pausa dalle nuove tecnologie tanto da arrivare a controllare in media lo smartphone quasi ogni 5 minuti.

Se analizziamo più nel particolare, troviamo un 7% che controlla il telefono 110 volte al giorno. Questo è quanto risulta da un recente sondaggio online portato a termine dall’Associazione Di.Te. (Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche, Gap e Cyberbullism) su un campione di 500 persone di età compresa tra i 15 e i 50 anni.

Dipendenza da smartphone sintomi

Senza contare che spesso l’abuso dello smartphone è accompagnato dall’abuso del web attraverso il PC.

Questi dati saranno presentati il 2 dicembre, data in cui è prevista la prima Giornata nazionale sulle dipendenze tecnologiche e il cyberbullismo organizzata dall’Associazione Nazionale Di.Te. in collaborazione con la Cooperativa Sociale Vivere Verde Onlus, con lo scopo di sensibilizzare tutti gli utenti e i anche i genitori sul tema delle dipendenze tecnologiche e sulla loro pericolosità, oltre che sugli effetti negativi fisici e psicologici che l’abuso di questi mezzi può provocare.
questo problema non sembra riguardare solamente i giovanissimi, infatti anche i più grandi non hanno comportamenti molto più virtuosi.

Il 49% degli over 35 non sa stare senza cellulare, controlla se sono arrivate notifiche o messaggi almeno 43 volte al giorno, di cui un 6% arriva a sfiorare le 65 volte; un 58% invece non resiste almeno 3 ore senza controllare lo schermo del telefonino.
Tornando ai giovani dal sondaggio emerge che gli adolescenti non riescono proprio a separarsi da smartphone o da internet.

In particolare, hanno ammesso di non riuscire a prendersi una pausa da questi dispositivi di almeno tre ore nel 79% dei casi. Il bisogno di controllare continuamente lo smartphone magari per chattare non li abbandona neppure di notte.  

Nomofobia, paura di non avere il cellulare con se

Questi dati sono significativi se si traducono nella vita di tutti i giorni e se si pensa all’effetto negativo concreto che si viene a creare, possiamo capire come queste dipendenze possono avere diverse sfaccettature: una di queste è la Nomofobia, la paura di non avere con sé il cellulare e di non poterlo controllare, la Fomo, ovvero la paura di essere tagliati fuori da qualcosa, il Vamping e tutti gli altri fenomeni legati alle web; sono delle vere e proprie compulsioni portano i giovani e gli adulti a stare sempre più appiccicati agli strumenti digitali, in particolar modo allo smartphone, e la loro vita sociale ne risente in modo compromettente. “Quando c’è un’alterazione delle abilità relazionali e sociali bisogna fermarsi e interrogarsi su cosa ci sta succedendo – dichiara Giuseppe Lavenia, presidente dell’Associazione Nazionale Di.Te. Rischioso è l’isolamento sociale, quando si arriva all’alienazione fino a diventare Hikikomori, rinchiusi nella propria stanza rifiutando la scuola e ogni contatto che non preveda l’uso mediato del mezzo tecnologico”.
uno dei rischi è quello di sostituire l’identità reale con quella digitale; i giovani sono molto più impulsivi, hanno molte difficoltà a gestire la noia, e sono portati a bruciare le tappe. “Sono meno creativi, non sentono il bisogno di verificare le fonti da cui traggono notizie o a fare ricerche per controllare se quello che hanno letto è vero – prosegue Lavenia. Stiamo andando verso un’identità digitale e la costruzione della loro personalità avviene anche in base all’uso che fanno della rete”.
 

Condividere sempre la propria vita con tutti

Altro fattore distintivo di questo fenomeno, che racchiude sia gli smartphone che il web in generale, è la voglia di condividere qualsiasi cosa, spesso senza pensarci più di tanto.

In molti casi e alla lunga, questo può portare a una perdita di sensibilità verso i sentimenti degli altri, che diventano semplici profili digitali, è spesso ci si dimentica che dietro quei profili ci sono persone, con i loro sentimenti, problemi, ecc…

“Ha a che fare con il tratto impulsivo di queste sindromi da dipendenza tecnologica: tutto quello che si fa lo si vuole condividere subito. Senza pensare alle conseguenze che ricadranno su di sé né tantomeno sugli altri – spiega Lavenia. La tecnologia ci permette di vivere tutto in modo mediato, anche la paura o un evento traumatico, e quindi di non viverlo sulla pelle, perché il corpo in questa dimensione non è presente. Non ci sono emozioni in quello spazio virtuale, e nulla è realmente condiviso”. È condiviso e basta. Si è centrati sulla soddisfazione immediata di un bisogno: “Voglio pubblicarlo, lo faccio”, è un’esigenza che bisogna soddisfare immediatamente, senza stare a pensarci troppo.

Fenomeno Hikikomori

Fenomeno Hikikomori. Negli ultimi anni, in Europa e in alcuni casi in Italia, si è diffuso il cosiddetto fenomeno degli Hikikomori.

Anche se non ci sono dati certi sull’incremento del fenomeno in Italia, i dati che vengono fuori da  alcune stime non ufficiali ci dicono che il numero di giovani coinvolti sarebbe compreso tra i 30.000 e i 50.000. “Gli Hikikomori sono ragazzi e giovani adulti, di età compresa tra i 13 e i 35 anni, che decidono volontariamente di vivere reclusi nelle proprie stanze, evitando qualsiasi tipo di contatto col mondo esterno, familiari inclusi. Si tratta di una sorta di auto-esclusione dalla società odierna, le cui pressioni e richieste vengono percepite come insostenibili” spiega Stefano Galeazzi, psicologo e responsabile della Cooperativa Vivere Verde Onlus.

Queste sono alcune delle conseguenze psicologiche che si hanno per l’utilizzo di telefoni, computer e, soprattutto, social network: in uno studio fatto dalla Royal Society of Public Health su 1500 giovani dagli 11 ai 25 anni, sono Instagram e Snapchat le piattaforme che suscitano maggiormente un senso di inadeguatezza e generano ansia, visto che portano ad un continuo confronto tra il proprio stile di vita e quello degli altri.

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