Birra in capsule con la macchinetta LG

Bevande in capsule “a tutta birra!”…con il nuovo anno infatti, le macchinette per il caffè così come le conoscevamo fino ad oggi, vedranno affacciarsi nel mondo delle capsule una fra le bevande più diffuse a livello mondiale, stiamo parlando della birra. 

Nasce da un’idea LG ed è un’iniziativa che sicuramente porterà una rivoluzione nel mondo delle capsule per il consumo di bibite, fino ad oggi ad appannaggio del caffè, thè e altre bevande “classiche”.

Stiamo parlando della birra; a partire dalla presentazione prevista per il prossimo Consumer Electronics Show, la fiera dell’elettronica di consumo in programma dall’8 all’11 gennaio a Las Vegas.

Ces di Las Vegas, vedremo come anche la birra potrà trovare spazio nelle macchinette erogatrici domestiche.

Proprio come per il caffè sarà sufficiente premere un pulsante e avrete la vostra birra espressa; anche se non sarà possibile spillarla all’istante; questi gli ingredienti delle capsule: malto, lievito, olio di luppolo e aromi.

La macchina sarà in grado di trasformare le capsule e controllare la fase principale, quella del processo di fermentazione, tramite degli algoritmi.

La quantità massima riproducibile quando il processo è attivo è di cinque litri in due settimane circa; le tempistiche cambiano a seconda del tipo di birre che si vuole ottenere. Per il momento saranno disponibili sul mercato cinque tipi di birre in capsula: American Ipa, American Pale Ale, Stout inglese, Pilsner ceca e Witbier belga.

La piccola rivoluzione sta nel fatto che, a differenza delle macchinette per il caffè, questo nuovo sistema toglierà l’incombenza della pulizia ai consumatori; infatti la macchina prevede un sistema di auto-pulitura con acqua calda dopo ogni erogazione.  

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Come segnalare un problema a Facebook

 

Form contatti Facebook

Sarà capitato a molti di voi di trovarsi nella situazione di dover contattare facebook, per diversi motivi o problemi durante l’uso più o meno quotidiano.

Le segnalazioni di problemi sono molto utili a facebook, perchè consentono all’assistenza di risolvere i problemi quando qualcosa non funziona; vi consigliamo quindi ogni volta che avete un problema di segnalarlo fornendo il maggior numero di dettagli possibile.

Quando ti trovi su una pagina o sulla tua home page, per segnalare un problema ti basterà cliccare sul punto interrogativo nell’angolo in alto a destra della pagina; fra le diverse possibilità puoi segnalare, seguendo le istruzioni, un abuso o spam.

È possibile anche comunicare se ti è stato bloccato l’uso di una funzionalità, se il tuo account è stato disabilitato, oppure se stai trovando dei problemi di accesso alla tua home page o al tuo profilo.

Qualche volta facebook stesso, una volta ricevute le segnalazioni ad esempio sui bug di alcune funzioni, le studia e capita che contatti gli utenti per avere il maggior numero di informazioni per tenere sempre aggiornato il sistema di risoluzione dei problemi.

A volte può capitare che la tua posta in arrivo da parte dell’assistenza per un contenuto che hai segnalato ti comunica che il problema è stato risolto, però tu continui a riscontrarlo; in quel caso tieni presente e accertati di alcuni particolari che andiamo ad elencare: quando segnali i problemi dell’account, utilizza sempre il canale adeguato alla categoria di problemi che hai riscontrato.

Quando ti accorgi di un bug, segnalalo in tempo reale nel momento in cui lo rilevi; cerca poi di spiegare in modo preciso quali operazioni stavi facendo nel momento in cui si è verificato il problema; per aiutare l’assistenza puoi allegare anche degli screenshot.

La parte delle pagine di aiuto è realizzata abbastanza bene e se si riesce a seguire in maniera lineare si possono trovare sicuramente delle risposte utili per tutti i problemi che si possono verificare su una o più pagine o su un singolo profilo.

Segnala una persona o fanpage su Facebook

Spesso può capitare di dover segnalare una persona o una fan page; in quel caso dovrai collegarti sulla relativa pagina che vuoi segnalare o sul profilo della persona e premere il tasto con i tre punti che trovi vicino all’immagine di copertina; a questo punto fai clic sull’opzione “segnala”.In alternativa è possibile inviare una mail all’indirizzo abuse@facebook.com.

Si apriranno diverse opzioni a tua disposizione, dove dovrai indicare la motivazione della tua segnalazione, ad esempio se si tratta di una truffa o se ritieni che quella fan page non dovrebbe essere su facebook; alla fine clicca sul pulsante continua.

Puoi anche dare dei dettagli in più relativi ai motivi che ti stanno portando a fare quella segnalazione, spuntando le voci dal menù che ti viene proposto e che si adattano maggiormente al tuo caso.

Alla fine del processo clicca sull’opzione Invia a Facebook per il controllo, in questo modo partirà la segnalazione del profilo o della fanpage e lo staff di facebook analizzerà la tua segnalazione e si assicurerà che le informazioni da te fornite siano vere.

Purtroppo un fattore non propriamente positivo sta nel fatto che non esiste un numero verde o altri contatti telefonici per contattare facebook.

Proseguendo, affrontiamo il problema che spesso si verifica a molti utenti, ossia la disattivazione dell’account.

Se dovesse capitarvi una cosa del genere, che non trova una spiegazione diretta vi consigliamo di contattare l’assistenza, per chiedere quali sono i motivi per i quali il vostro profino non è più attivo.

Dovrete collegarvi alla pagine del centro assistenza, li troverete un apposito modulo da compilare.

I dati richiesti sono il proprio nome e l’indirizzo utilizzato per accedere a Facebook. Purtroppo può succedere che, nonostante abbiate compilato il modulo nella sua interezza non vi arrivi una risposta.

Se, dopo aver atteso qualche giorno non accade niente potete inviare una mail in lingua inglese all’indirizzo disabled@facebook.com.

Violazione profilo facebook

Proseguendo con un compendio di possibili casi in cui siate in difficoltà, può succedere che qualcuno abbia violato la vostra privacy; in questo caso inviate una mail all’indirizzo privacy@facebook.com.

Più in generale, si può dover segnalare un malfunzionamento di facebook; è possibile cliccare sulla freccia in alto a destra e selezionare l’opzione Segnalare un Problema nel menu che viene mostrato.

A quel punto apparirà una finestra in cui si potrà scegliere il tipo di problema da segnalare, come ad esempio un contenuto offensivo oppure un problema con un pagamento, cosi come un errore generale di sistema. La sezione degli errori comprende anche i problemi che potete avere quando avete creato una campagna pubblicitaria che facebook non vi ha approvato.

Questo è uno dei casi più frequenti, che si verifica soprattutto a chi per esigenze lavorativa crea della campagne pubblicitarie per proprio conto o per conto di altre persone.

In questo caso le regole di facebook sono abbastanza precise e restrittive; non sono ammesse campagne in cui l’annuncio preveda dei guadagni con modelli di business poco chiari; anche la stessa parola “network marketing” fa scattare facilmente l’attenzione del centro di verifica delle campagne. Oltre a questo, dobbiamo dirvi che una volta che una campagna pubblicitaria non è stata approvata, sarà bene non insistere con contenuti simili in modo ripetitivo, perchè potreste trovarvi nella spiacevole situazione del blocco della vostra fan page da parte di facebook.

Tuttavia, cosi come il controllo è a volte molto severo, allo stesso modo possiamo avvermare che il centro assistenza è molto completo, dove si possono trovare risposte ai quesiti più disparati.

Non ultima l’opzione rappresentata dal Forum, attraverso il quale ciascun utente può porre domande e dare anche delle risposte sul funzionamento di facebook.

Con l’utilizzo costante di facebook prenderete sempre maggiore dimestichezza nel segnalare i diversi problemi, aiutando anche la stessa assistenza ad ampliare il ventaglio di opzioni relative ai possibili “intoppi” che si possono verificare; in questo modo aiuterete indirettamente anche tutti gli altri utenti di questo social.

Come portare traffico al proprio blog

Come Gestire il tempo pianificando la giornata

Partiamo dal presupposto che per avere un  blog di successo è necessario avere tanta voglia e pazienza. 🙂

Premesso questo, posso iniziare a parlare dell’ esigenza che preme maggiormente il blogger tipico: l’aumento del traffico internet.
Perchè il Blogger vuole che il proprio blog sia visitato?
La risposta è semplice e concisa : il fouder di un blog vuole guadagnarci e far diventare il proprio blog possibilmente un brand noto su internet.
Per quanto riguarda la parte economica, ci sono diversi modi per fare soldi online, ma di questo ne parlerò in seguito.
In questo post ci interessa soprattutto capire i segreti per far crescere le visite in maniera costante (avere traffico) e creare la fidelizzazione dell’utente.
Per traffico si intende il flusso di utenti che giunge da varie fonti al proprio blog (sito, forum, ecc) e proprio grazie a questo flusso, il blog si popola di visite e di commenti aumentando l’engagement.
Come primo consiglio non posso che ricordarvi che per aumentare la popolarità del blog è necessario  essere ben indicizzati sui motori di ricerca (Google, Yahoo , Aol , ecc) e continuare poi ad investire finalmente sulla awareness.
Ma non ci improvvisa esperti Seo, ricordatevelo !

Il posizionamento segue delle regole precise.
Vediamo dunque come fare.
Prima cosa da fare: è necessario che i post, ovvero gli articoli editati, siano ORIGINALI e NON COPIATI da altri siti.
Perchè?

Prima di tutto Google si accorge della frode e non ti permette di posizionarti sui dei motori di ricerca (ti penalizza e ti mette in coda e poi addio guadagno!).
Il concetto è quanto più è originale un testo, tanto più è quotato da Google che te lo fa schizzare nei primi posti della prima pagina.
Oltre alla necessità di far indicizzare bene gli articoli , per aumentare il traffico è consigliabile servirsi di altri mezzi.
A questo proposito, l’uso di social network per farsi pubblicità diventa uno strumento di web marketing da non trascurare assolutamente.
Se prendiamo ad esempio Facebook, il social Network per eccellenza in Italia , potremmo scoprire che esso è davvero un mezzo efficace per portare visite.
Posso darvi due dritte brevemente :
1)Create Una fan page del vostro blog
2)Fatevi un account falso ( un fake) che vi sarà utile a “spammare” i vostri articoli sulle altre fan page
Queste due soluzioni potrebbero risultarvi molto utili.

Ricordate che tutti i social network possono servirti per aumentare il traffico giornaliero;
Su Pinterest, ad esempio, potreste creare una board specifica con il nome del blog e pubblicare le immagini dell’articolo con relativo link o , aderendo ad una board condivisa, potrete pubblicare un’immagine dentro quella board, sempre se pertinente, e collegala ad un articolo o al blog stesso.
Vedrete che l’aumento del traffico diretto lo potrete constatare giorno per giorno e questo servirà non solo a portarvi visite giornalmente, ma il seeding su fb sarà quotato da Google come link esterno (i link esterni sono importantissimi per ottimizzare il blog nei motori!)

Remarketing o retargeting : cos’è e a cosa serve

Quante volte vi è capitato, navigando su internet, di essere bersagliati dalla pubblicità ?

Immagino che vi sia capitato spesso.

Siamo bombardati dalla pubblicità ovunque, i siti/blog campano di advertising e molti di questi risultano avere una pubblicità troppo invasiva.

Una tecnica di marketing comunemente usata per bombardarci di pubblicità fino allo sfinimento è il remarketing.

Vediamo di cosa si tratta:

Il retargeting o (remarketing) è una modalità molto efficace che viene utilizzata per convincere i potenziali clienti indecisi e vendere altri prodotti ai nostri clienti.

Sostanzialmente:

Se cercate un giocattolo da regalare, molto probabilmente visiterete una serie di siti per confrontare prezzi e prodotti. Il retargeting permette ad uno di questi store di giocattoli online di “inseguirvi” tramite i suoi banner anche se state visitatndo altri siti che non hanno nulla a che fare con i giocattoli.

Quindi il banner del nogozio di giocattoli ci seguirà per giorni e giorni (tipicamente il limite non supera i 90 giorni) 😀

Retargeting su Facebook

Stesso discorso succede sul social network più famoso al mondo: Facebook.

Cosa succede?

L’utente visualizza l’oggetto di retargeting che però non è un banner come avviene per i siti web, ma un annuncio Facebook che promuove appunto i nostri prodotti o servizi.

Questo è possibile grazie alla piattaforma Facebook Exchange (FBX) lanciata da Facebook nel 2012, che a sua volta si allaccia a una serie di piattaforme di advertising partner (AdRoll e Triggit tra le più diffuse).

Come avviene  nella pratica?

L’utente che, mentre è loggato su Facebook, visita un sito web che sta utilizzando il servizio, viene tracciato e inserito nel segmento target della specifica campagna.

Quando accederà di nuovo a Facebook, è probabile che visualizzi nella colonna destra  un annuncio che sponsorizza quel sito o i suoi prodotti.

C’è da chiedersi: E’ davvero efficace questa tecnica di web marketing?

Io ritengo che sia una delle tecniche più utili di vendita online.

Immaginatevi di essere un utente medio soggetto a influenza pubblicitaria (praticamente ci rientriamo quasi tutti).

L’utente che visualizza il banner su un sito poco conosciuto  e lo ritrova durante il giorno su altri siti  però più molto noti , avrà la percezione che su quel prodotto non solo si sia investito molto ma soprattutto che sia buono.

E’ come dire: “Se ho visto quel giocattolo anche su il corriere.it , quello è prodotto sicuramente da un’azienda grande che ha investito e ha contatti con siti importanti ecc”

Diciamo che sicuramente il remarketing da  all’utente l’illusione che quel determinato prodotto sia migliore di un altro.

L’uso dei social aumenta solitudine e depressione, lo conferma uno studio

Tra social network, solitudine e depressione c’è un collegamento

L’università della Pennsylvania ha condotto un interessante studio sperimentale riguardo alla connessione che c’è tra social network, la depressione e la solitudine. I ricercatori che hanno lavorato a questo progetto, hanno dimostrato come utilizzare meno i social network, può può portare a significativi miglioramenti nel benessere personale.

A tal proposito, la  ricercatrice capo, la psicologa Melissa G Hunt, ha dichiarato: “È ironico, ma forse non sorprendente, che la riduzione dei social media, che ci ha promesso di aiutarci a connetterci con gli altri, aiuti effettivamente le persone a sentirsi meno sole e depressi”.

Come la stessa Università della Pennsylvania ha dichiarato, questo è stato il primo studio nel suo genere a registrare dati di prima mano sull’uso dei social media e a creare un “nesso causale” con la depressione. La stragrande maggioranza degli studi precedenti, infatti ha messo i partecipanti i situazioni non realistiche; oppure aveva un campo d’azione molto limitato.

L’esperimento

Per avvallare la teoria che ci fosse una correlazione tra social, solitudine e depressione è stato condotto un esperimento a cui hanno fatto parte 143 studenti universitari. Tutti loro sono stati monitorati per circa 4 settimane. Durante la prima settimana i partecipanti sono stati incoraggiati ad utilizzare i social come avrebbero fatto normalmente; nelle restanti 3 settimane gli studenti sono stati poi divisi in due gruppi: un gruppo di controllo e un gruppo sperimentale.

Il primo gruppo è rimasto ai normali livelli di utilizzo dei social network; mentre al secondo gruppo è stato permesso di utilizzare Facebook, Instagram e Snapchat solo per 10 minuti al giorno. L’utilizzo dei social media dei partecipanti è stato misurato tramite la funzione batteria sugli iPhone, che mostra l’utilizzo delle app. Durante lo studio, tutti gli individui sono stati poi chiamati a completare  periodicamente dei questionari dettagliati sulla loro salute mentale.
I ricercatori hanno così scoperto che il gruppo a uso limitato mostrava “riduzioni significative della solitudine e della depressione” rispetto al gruppo di controllo; mentre entrambi i gruppi mostravano diminuzioni significative nell’ansia e paura, suggerendo dunque un beneficio dell’aumentato autocontrollo.

La dottoressa Hunt ha riguardo a questo esperimento ha però voluto fare una precisazione ed ha dichiarato che: “Lo studio  è stato fatto esclusivamente con ragazzi tra i 18 e i 22 anni, e non è chiaro se gli effetti deprimenti dei social media incroceranno le linee generazionali con le persone più anziane o più giovani”. La psicologa comunque sembra aspettarsi che i risultati di questo studio, si generalizzino almeno per le persone di età superiore ai 30 anni

Quanto tempo spendere sui social network

Anche se questo determinato studio non ha determinato un tempo di utilizzo ottimale dei social media, la conclusione generale è comunque quella di ridurre l’utilizzo a un massimo di 30 minuti al giorno. L’uso medio quotidiano dei social media monitorato durante la prima settimana di riferimento nello studio ha invece evidenziato che la maggior parte dei soggetti usava queste piattaforme per 60-75 minuti al giorno.

“Il tempo è un gioco a somma zero”, ha dichiarato la Hunt. “Ogni minuto che passi online è un minuto in cui non stai facendo il tuo lavoro o non incontri un amico a cena o hai una conversazione profonda con il tuo compagno di stanza.”E queste attività della vita reale sono molto importanti, perché sono quelle che ci aiutano a rafforzare l’autostima.

 

 

 

Boom di smartwatch: il mercato globale cresce del 67%

Boom nelle vendite di Smartwatch

Il mercato degli smartwatch non conosce crisi, ed al contrario cresce a ritmo sostenuto. Nel terzo trimestre del 2018, infatti si sono venduti circa 10 milioni di dispositivi in tutto il mondo; a fronte dei sei milioni registrati nel 2017, ed Apple rimane sempre l’azienda dominante.

I dati parlano chiaro: tra luglio e settembre la compagnia di Cupertino ha venduto circa 4,5 milioni di Apple Watch; il 25% in più rispetto all’anno precedente.

La quota di mercato della Apple si è però ridotta dal 60 a 45%. Ma gli analisti spiegano che l’azienda sta affrontando una crescente concorrenza  da parte di Fitbit e Samsung.

Fitbit, infatti grazie al suo nuovo smartwatch Versa, si posiziona al secondo posto del mercato con 1,5 milioni di dispositivi venduti. Anche Samsung non se la cava affatto male, sopratutto grazie alla nuova gamma di Galaxy Watch che si sta vendendo piuttosto bene.

Fuori dal podio però troviamo Garamin che quest’anno ha venduto 800 mila pezzi; comunque sempre meglio rispetto all’anno scorso che ne ha piazzati solo 600 mila.

Stupro virtuale una nuova frontiera sta emergendo

Nell’ultimo periodo è emersa una nuova tendenza sui social network e in particolare su facebook: gli utenti si appropriano di foto di amiche o contatti femminili da sottoporre poi ai commenti lussuriosi di altri uomini.

La notizia arriva direttamente dall’Australia e dalle regioni francofone e sta prendendo piede anche nel nostro paese dove sono stati creati gruppi su Facebook per la condivisione di materiale privato a scopo erotico. Si parla di stupro virtuale poiché si sfocia in violenza verbale.

Nella maggior parte dei casi il materiale fotografico scambiato ritrae ragazze in un contesto quotidiano ed è capitato che alcune di queste, dopo essere venute a conoscenze di essere state oggetto dei desideri di uomini sconosciuti hanno vissuto momenti difficili.

Questo poi ha messo in allarme anche le altre ragazze che temono di essere aggiunte da maschi sconosciuti che potrebbero avere solo lo scopo di spiare le ragazze e le loro fotografie private.

L’umiliazione e lo svilimento delle donne è esplicito e inequivocabile è evidente sia sotto le foto sia nei gruppi creati appositamente per questi scopi poco ortodossi. I termini più gettonati, infatti, fanno riferimento all’eiaculazione e al liquido seminale in modo piuttosto volgare e le ragazze hanno solo la colpa, se di colpa si può parlare, di essere finite nel “luogo” sbagliato.

Al caso australiano, che è stato uno dei primi a far emergere il problema, è stato dedicato un articolo che esorta gli uomini a chiedersi che tipo di uomini vogliono essere e se per essere tali devono solo umiliare le donne. Il fenomeno, infatti, non è qualificabile solo come una “ragazzata” poiché anche nell’ultimo periodo è sempre più evidente che gli uomini quando non ottengono quello che vogliono ricorrono alla violenza.

La strada al momento è ancora piuttosto lunga e alcuni di questi gruppi sono stati segnalati e chiusi.

Trucco per pubblicare foto su Instagram da Pc

Come creare un gruppo su Instagram.

Se pensate che si possa pubblicare su instagram solo con l’app per cellulare, vi sbagliate di grosso. Esiste , infatti, un trucco per pubblicare tramite pc o mac le foto su Instagram . Instagram ormai è il social più usato al mondo e quasi tutti coloro che fruiscono dei social in generale hanno un account igt.
L’app di Instagram è facile e gratuita da installare su qualsiasi smartphone android o ios ma se avessimo la necessità di pubblicare dal computer oggi è possibile farlo ed anche con grande facilità.

 
Perchè pubblicare da pc? Soprattutto perchè è possibile postare una foto salvando la qualità della stessa, il che è sicuramente una notizia positiva per gli amanti delle top picture !
Vediamo quindi come fare.

Come pubblicare una foto su instagram da pc

Andate sulla home page del vostro account, premete contemporaneamente fn e f12 e vi comparirà questa schermata

 

Cliccate sul tasto indicato con il cerchietto rosso ovvero sulla Toggle device toobar , poi fate aggiorna cliccando f5 e  magicamente vi comparirà l’icona per postare le foto, la stessa in sostanza di quella che trovate sull’applicazionde del vostro smartphone.

 

Più facile di cosi 😀

Il mercato degli smartphone è in calo. Poche innovazioni e prezzi alti

Smartphone sempre più in calo

Il mercato degli smartphone è in visibile calo. Questo succede perché spesso i nuovi cellulari non presentano delle innovazioni reali che ci potrebbero invogliare a cambiare il nostro cellulare; Inoltre i nuovi modelli hanno un costo sempre più elevato, e questo fa desistere tanti possibili acquirenti dal comprare nuovi telefonini. Tutto questo crea non pochi problemi al mercato degli smartphone, che si ritrova ad arrancare ormai da un anno.

A fare i conti con questo problema, sono più o meno tutte le case produttrici, a cominciare dalla Apple. I suoi clienti, infatti, sono quelli che generalmente aspettano di più prima di decidere di cambiare cellulare per passare ad un nuovo modello. Il calo del mercato degli smartphone è stato attestato dal centro studi Idc. Esso ha scoperto che nel terzo trimestre dell’anno, sono stati consegnati in tutto il mondo circa  355,2 milioni di smartphone; con un calo del 6% rispetto allo stesso periodo del 2017.

Si tratta del quarto quarto trimestre consecutivo in cui si registra una perdita delle vendite degli smartphone. Quest’ultimo però è dovuto in particolar modo a Samsung, che ancora possiede un quinto del mercato globale, e che ha visto un calo del 13%.

Gli analisti affermano che con il mercato del tutto pieno, i produttori di smartphone sembrano fare parecchio affidamento sul 5G e sui nuovi sviluppi tecnologici, per invertire la diminuzione di vendite. Si pensa infatti che il mercato possa iniziare a riprendersi già nel 2019  grazie ad un rinnovamento di tutti i segmenti e dall’arrivo proprio del 5G.

Nonostante i problemi del mercato, Huawei  comunque continua a mantenere il primato nelle vendite. La sua quota di mercato infatti è solo calata leggermente nel periodo tra giugno e settembre. Ma la sua percentuale resta comunque del 14,6%. Apple invece ha ottenuto un piccolo aumento pari allo 0,5%, e rimane in attesa dell’effetto dei nuovi modelli lanciati da poco.

 

 

 

 

 

Analfabetismo funzionale : cos’è e perchè è in aumento

che cos’è l’analfabetismo funzionale

L’analfabetismo funzionale, a discapito del suo nome ,non vuole significare non saper leggere o scrivere ma intende non riuscire a comprendere alcune semplici informazioni e ad interpretare la realtà. L’organizzazione e la cooperazione per lo sviluppo economico ha stilato una classifica dei paesi in cui questo fenomeno è più evidente, è l’Italia è al secondo posto preceduta solo dalla Turchia.

Secondo quanto scoperto da questa ricerca,a molte persone(in specie in Italia) non sarebbero più in grado di capire nemmeno il libretto d’istruzioni di un cellulare, oppure un articolo di giornale. Gli analfabeti funzionali, infatti, non riescono a comprendere del tutto il significato delle parole lette. Non è raro, quind, che gli analfabeti funzionali riscontrino delle difficoltà anche nel compilare una semplice domanda di lavoro oppure ad interagire con le tecnologie digitali. Di solito tali soggetti non fanno altro che rimandare ogni informazione alla propria esperienza diretta.

Ed è proprio l’analfabetismo funzionale a generare poi le classiche fake news che spesso troviamo sul web, oppure la moltitudine di pareri dati spesso sull’onda dell’impulso emotivo senza però documentarsi in modo adeguato.

analfabetismo funzionale In Italia 50%

Gli analfabeti funzionali ,come abbiamo già detto , non sono persone incapaci di saper leggere o scrivere, piuttosto persone sprovviste delle competenze richieste in diverse situazioni della vita quotidiana, sia lavorativa che legata al tempo libero. Secondo l’organizzazione e la cooperazione per lo sviluppo economico, in Italia le persone analfabete funzionali sarebbero il 47%. Secondo Tullio De Mauro, un noto linguista ,invece, gli italiani analfabeti funzionali sarebbero addirittura l’80%.

De Mauro sostiene ciò sulla base di alcune indagini statistiche condotte tra il tra il 2000 e il 2006. Esse hanno evidenziato che solamente il 20% degli italiani possiede gli strumenti minimi indispensabili di lettura, scrittura e calcolo necessari per riuscire ad orientarsi nella società contemporanea.

Inoltre i dati Piaac inerenti al 2016 sottolineano come l’analfabetismo funzionale riguardi un italiano su tre nella fascia d’età tra i 16 ed i 65 anni. L’analfabetismo funzionale può tranquillamente colpire anche coloro che hanno delle competenze minime di scrittura e lettura. Se quest’ultime non vengono stimolate nel modo adeguato, infatti si rischierà di perdere del tutto la capacità di utilizzarle in maniera costruttiva.

Ma l’analfabetismo funzionale porta con sé anche delle conseguenze abbastanza preoccupanti e tra queste troviamo un’inadeguata integrazione nel mondo del lavoro, una difficile socializzazione ed un’incapacità di vivere a pieno la propria esistenza. Spesso ad agevolare quest’incuria mentale ci sono i vari flussi d’informazione che risultano essere sempre più parziali e superficiali; così come la mancanza di allenamento mentale. Le nostre facoltà, infatti non sono fisse, e dunque vanno sempre stimolate e coltivate. E di sicuro il modo migliore per farlo è leggere, documentarsi e non perdere mai ne la curiosità ne il senso critico.

Combattere l’analfabetismo funzionale si può

l’analfabetismo funzionale può essere ostacolato allenando quotidianamente le nostre capacità mentali. È importante stimolare appieno sia il linguaggio che il pensiero critico. Un ottimo percorso di allenamento mentale sarebbe ad esempio l‘analisi dei diversi documenti e testi e la verifica dell’acquisizione dei contenuti e delle abilità in materia personale e critica.

Ma anche tornare tra i banchi di scuola anche da adulti, o partecipare attivamente al mondo del lavoro è un modo per evitare di diventare dei potenziali analfabeti funzionali. Purtroppo però non tutte le occupazioni sono in grado di sviluppare le nostre capacità e conoscenze; infatti solamente le professioni intellettuali, scientifiche e tecniche sono in grado di farlo.

L’importanza dei libri

Uno strumento importantissimo per battere l’analfabetismo funzionale sono i libri, essi fanno la differenza. Una delle domande riportate nel questionario Piaac infatti è “Quanti libri c’erano sulla libreria di casa tua quando avevi 16 anni”? Questa domanda ha un suo perché in quanto spesso gli analfabeti funzionali sono cresciuti in case in cui i libri erano presenti in un numero limitato.

Si stima che circa il 75% degli analfabeti funzionali sia cresciuto in case in cui erano presenti meno di 25 libri.  Questa è una mancanza che può portare i ragazzi  a cedere poi in un circolo vizioso. La mancanza di un livello base di competenze, rende infatti molto più difficili delle successive attività di apprendimento. La conseguenza di ciò sarà che le competenze già poco sviluppate di questi giovani, col tempo andranno ad invecchiare e deteriorarsi; di conseguenza l’accesso ad ogni forma di apprendimento per loro sarà un vero e proprio miraggio.

Analfabetismo funzionale e social network

Dal momento in cui i social network hanno fatto la loro comparsa, sono sempre stati collegati all’analfabetismo funzionale. Questo perché le informazioni che spesso vengono condivise dai social media, risultano essere false, fuorvianti o comunque non accurate. Palese esempio di ciò sono le famigerate fake news.

Essendo gli alfabeti funzionali persone che di fatto non riescono a comprendere  informazioni, post e articoli condivisi sui social network,creano inutili polveroni e si rivelano essere terreno fertile per la diffusione incontrollata di notizie false che poi vengono condivise migliaia di volte ancora.

A tal proposito il giornalista Enrico Mentana tempo fa coniò il vocabolo Webete, che è la perfetta fusione tra le parole web ed ebete. Questo nuovo termine ha più o meno le stesse caratteristiche sia antropologiche che sociali dell’analfabeta funzionale, che si affaccia nel mondo dei social network.

 

 

 

 

Google Play Store: in futuro dovremo pagare per scaricare le App

App in abbonamento per google

Come già avviene per musica e le serie tv, sembra che in futuro anche per quanto riguarda le app di Google Play ci toccherà pagare per scaricarle. Google infatti starebbe studiano un modello che prevede il pagamento di una somma mensile piuttosto che acquistare le singole app. Questo abbonamento mensile potrebbe chiamarsi Google Play Pass, e Mountain View ha già espresso la volontà di lanciarlo nei prossimi mesi.

Questa dunque è un’ipotesi che rischia davvero di concretizzarsi perché fortificata anche da un’indagine riservata. Da questo test pare sia emerso che molti degli utenti selezionati, sarebbero inclini ad apprezzare questa opportunità di accesso illimitato. Ancora però il perimetro dell’abbonamento non è del tutto chiaro, ma spieghiamo meglio nel dettaglio.

In teoria Google Play Pass dovrebbe dare la possibilità ai suoi utenti di scaricare senza costi, un determinato numero di applicazioni e giochi ogni mese. Da questo quindi si evince che potrebbe anche non trattarsi dell’intero catalogo del negozio, ma soltanto di una selezione seppure ampia. Il problema sarebbe capire come questa selezione sarebbe poi composta.

Per scoprire ciò ci ha pensato una Community di sviluppatori Xda; in particolare uno di loro Kieron Quinn. Egli ha individuato alcune tracce di questo progetto, grazie ad un sondaggio lanciato sulla piattaforma di Google Opinion Rewards. Stando a quest’indagine, Google Play Pass potrebbe addirittura offrire l’equivalente di centinaia di dollari in app e giochi, per una tariffa mensile non specificata ma che comunque sarà piuttosto bassa.

Per adesso non vi è ancora nessuna indicazione concreta riguardo ai tempi. Inoltre non vi è nemmeno nessuna conferma sulla possibile fruizione di un simile abbonamento che comunque sarebbe completamente in linea con le logiche riguardanti gli ecosistemi digitali. Molti utenti infatti sono più che disposti a pagare una cifra bassa per avere poi a disposizione un’intera libreria virtuale.

Sofort Banking, bonifico bancario diretto: ecco cos’è e come funziona

Cos’è Sofort Banking

 Sofortbanking è un sistema di pagamento che offre ai clienti la possibilità di pagare tramite bonifico bancario da molte banche europee. Si tratta di un servizio di bonifico diretto che viene offerto dalla società svedese Klarna Bank. Esso è uno dei sistemi di pagamento più sicuro d’Europa, e vi permetterà di effettuare dei pagamenti tramite internet con a disposizione solamente un conto Home Banking.

Come funziona Sofort Bancking

Partiamo subito col dire che per realizzare dei pagamenti con questo sistema di pagamento, non è necessario accedere al proprio conto bancario. Infatti durante la procedura, verranno salvati il nome, il nome, il codice ABI, il numero del conto corrente, l’importo e la data del bonifico. Tutte queste informazioni potrete poi visualizzarle sul vostro estratto conto.

Un’altra cosa importante da sottolineare è che i dati personali degli utenti non verranno memorizzati; inoltre per effettuare un pagamento con Sofort Banking non vi servirà nessuna registrazione o creazione di un account.

Dunque i dati personale dell’Home Banking, quelli che conosce soltanto l’utente, dovranno essere inseriti per ogni transazione, appunto perché il sistema non li memorizza. Inoltre per ogni transazione deve anche essere confermata con una password dispositiva. Da tutte queste procedure si evince l’elevata sicurezza di cui questo sistema di pagamento è dotato.

Come eseguire un bonifico bancario diretto

Questa è un’operazione abbastanza semplice. Andate sulla piattaforma di Sofort Banking e selezionate il Paese e la banca presso cui avete il vostro corrente online. Arrivati a questo punto dovrete inserire i dati con i quali abitualmente fate il log in di accesso alla vostra consueta Home Banking. Questi dati saranno poi trasmessi proprio a quest’ultima in forma del tutto sicura perché criptati.

Adesso per procedere con il bonifico, dovrete inserire una password monouso che autorizza il pagamento. Pagare grazie a questo metodo è fortemente consigliato soprattutto per la sua semplicità e per la sua velocità riguardo agli acquisti online.

Infatti uno dei vantaggi di pagare i vostri acquisti online con Sofort Banking, è quello che a differenza del tradizionale bonifico il commerciante riceve subito la conferma di pagamento in tempo reale. Quindi in questo modo l’ordine viene processato subito evitando così l’attesa della ricezione del bonifico tradizionale.

 

Dropbox: cos’è e come si usa

cos’è dropbox

Dropbox è un servizio di archiviazione cloud personale (a volte indicato come un servizio di backup online) che viene spesso utilizzato per la condivisione di file. L’applicazione Dropbox è disponibile per i sistemi operativi desktop Windows, Macintosh e Linux. Ci sono anche app per   iPhone , iPad , Android e dispositivi BlackBerry .

Come funziona dropbox

 

 

Dropbox offre una varietà di servizi per i vostri dati per esempio potete caricare i file e inviarli a un altro utente con un account Dropbox. Se invece non avete la necessità di trasferire file,  potete sempre utilizzare il vostro account Dropbox come disco rigido di archiviazione separato, archiviando e accedendo comodamente ai vostri file sul cloud.

Il servizio fornisce 2 GB di spazio di archiviazione gratuito e fino a 100 GB in vari piani a pagamento. Per chi invece avesse bisogno di ulteriore spazio, c’è l’opzione Dropbox for Teams che offre 350 GB di spazio di archiviazione. Tutti i dati degli utenti  vengono poi memorizzati su Simple Storage Service di Amazon e protetti sia con Secure Sockets Layer che con il sistema di crittografia avanzato a 256 bit di crittografia.

Il servizio, poi vi garantisce sempre la massima sicurezza per i vostri dati.  Per poter accedere al vostro account, infatti vi servirà un nome utente e una password che voi stessi creerete. questo sistema è implementato poi  da un potente metodo di crittografia che proteggerà a dovere tutte le vostre informazioni.

iscriversi a dropbox

Per poter utilizzare il servizio Dropbox, è prima necessario iscriversi. Farlo è molto semplice, vi basta infatti andare sul sito internet di Dropbox e creare un vostro account. Sulla schermata che vi apparirà non appena entrati nel sito, troverete in alto a sinistra la voce Registrati. Sotto di essa, saranno presenti tutti i campi che dovrete compilare con le vostre informazioni come: nome, cognome, e-mail e password. 

Una volta che avrete inserito tutte le informazioni richieste dal sito, potrete accedere alla piattaforma, e Dropbox vi spiegherà velocemente alcune delle funzioni base. Dopo questo passaggio, sarete subito in grado di utilizzare il vostro Account appena creato. Da questo momento in poi, dunque avrete accesso ad una piattaforma dove caricare i file manualmente, controllare tutti i documenti e addirittura crearli.

Come usare dropbox da computer

Utilizzare Dropbox dal vostro desktop è davvero molto semplice. Per prima cosa, quando vi iscrivete dovrete andare a cliccare sulla vostra foto in piccolo che compare in alto a destra e poi sulla voce istalla. Facendo questo, andrete a scaricare l’applicazione Desktop Dropbox, chiamata anche client Desktop.

In pratica questa applicazione andrà ad aggiungere alle cartelle già presenti sul vostro computer, proprio la cartella “Dropbox“. In questo modo tutti i file che andrete ad inserire in questa cartella, verranno automaticamente copiati sul vostro account Dropbox.  Potrete anche utilizzarla come una normalissima cartella e trascinare al suo interno tutto quello che intendete archiviare.

Sappiate che le cartelle o i file che che mettete nella cartella Dropbox non verranno poi eliminati dalla loro posizione originaria; ma qualsiasi cambiamento voi facciate verrà automaticamente trasportato nel suo corrispettivo presente nell’account Dropbox. Questo vuol dire che tutto quello che andrete a mettere all’interno della cartella Dropbox, verrà poi automaticamente sincronizzato. Tutti i dati verranno sincronizzati in ordine di grandezza, dunque la priorità verrà data ai file più piccoli.

Grazie a Dropbox, tutti i vostri dati saranno sempre al sicuro. Mettiamo il caso che il vostro computer smetta di funzionare; il file sarà comunque presente sul vostro account, e potrete addirittura visualizzare una cronologia di tutte le sue versioni precedenti. Nel caso poi che voi chiudiate la cartella non c’è nessun problema, perché i file continueranno lo stesso a sincronizzarsi da remoto.

Se invece andate offline la sincronizzazione verrà interrotta, ma appena tornerete online non ricomincerà daccapo ma continuerà dall’esatto punto in cui era stata interrotta.

Utilizzare dropbox da tablet e smartphone

All’inizio di questo articolo vi ho detto che Dropbox è disponibile anche per smartphone e tablet. Vi basterà semplicemente scaricare l’app gratuita su Google Play, App Store o Windows Phone Store. L’applicazione funziona esattamente come quella della piattaforma web. Anche in questo caso avrete a disposizione la vostra home page da dove potrete accedere a tutti i vostri file, e vi sarà possibile cercarli e condividerli in maniera semplice ed intuitiva.

Aumentare lo spazio giga di dropbox

Iscrivendovi gratuitamente a Dropbox avrete pieno accesso al piano Basic della piattaforma. Esso vi mette a disposizione solamente 2 GB di memoria, che sì sono sufficienti per iniziare, ma andando avanti nel tempo potrebbero risultare davvero troppo pochi. Per aumentare i giga ci sono due modi: il primo è quello di invitare gli amici ad utilizzare Dropbox ed il secondo è ovviamente quello di passare ai piani a pagamento.

Se riuscirete ad invitare i vostri amici su Dropbox, avrete in regalo 500 MB di spazio in più e potrete continuare ad invitare persone fin quando non raggiungerete 16 GB di spazio in regalo. Dopo dovrete obbligatoriamente passare ai piani a pagamento. Ma come si fa ad invitare amici su Dropbox? semplice vi basterà cliccare sulla vostra foto in miniatura in alto a destra, andate quindi su Impostazioni e poi su Piano.

Adesso non vi rimane altro che cliccare sulla voce Invita un amico, ed inserire la sua e-mail. In questo modo la persona che avete deciso di invitare riceverà un’email di notifica, e non appena si iscriverà voi riceverete i vostri 500 MB in regalo.

 

 

Da Product Oriented a Marketing Oriented

Cos’è l’orientamento al prodotto

Con il termine orientamento al prodotto ( product oriented) si indica l’orientamento del focus esclusivo dell’azienda sui soli prodotti. Quindi, un’azienda orientata al prodotto impiega il massimo sforzo nella produzione di prodotti di qualità e nel fissarli al giusto prezzo in modo che il consumatore differenzi i prodotti dell’azienda e li acquisti.

Il prodotto è creato in modo tale che si venderebbe da solo e vi è un’attenzione particolare alla sua ricerca e sviluppo. Quindi, ha rilevanza solo in un piccolo scenario di mercato e viene spesso combinato con l’orientamento al mercato per soddisfare un ampio segmento. L’orientamento al prodotto è la filosofia del business che è stata incorporata prima del 1920, quando non vi era alcuna sofisticazione nello sviluppo del prodotto e l’unico obiettivo era lo sviluppo di prodotti di alta qualità.

Gli strumenti fondamentali dell’orientamento al prodotto comprendono la ricerca di prodotto, lo sviluppo del prodotto e l’attenzione al prodotto. Un esempio pratico ci product oriented è l’azienda Gillette. Essa si concentra sulla produzione dei migliori rasoi usa e getta a un tasso economico. In tal modo, distinguono i loro prodotti con lama di rasoio di alta qualità, facilità d’uso e giusta strategia di prezzo.

L’orientamento al mercato

L’orientamento al mercato (marketing oriented) invece è una filosofia aziendale in cui l’attenzione è rivolta all’identificazione dei bisogni o desideri dei clienti. Quando una società ha un approccio orientato al mercato, si concentra sulla progettazione e vendita di beni e servizi che soddisfano le esigenze dei clienti al fine di essere redditizia. La società di successo orientata al mercato scopre e soddisfa i desideri e le esigenze dei suoi clienti attraverso il suo mix di prodotti.

Una società che utilizza l’orientamento al mercato investe il tempo nella ricerca delle tendenze attuali in un determinato mercato . L’azienda sviluppa quindi una strategia di prodotto che soddisfa i desideri e le esigenze della propria clientela. Al momento dell’implementazione, la società pubblicizza i prodotti come articoli che i consumatori desiderano già piuttosto che convincerli che i prodotti sono qualcosa che dovrebbero desiderare.

Ad esempio, se un’azienda automobilistica si impegna nell’orientamento al mercatocercherà ciò che i consumatori più desiderano e di cui hanno bisogno in un’auto, piuttosto che produrre modelli destinati a seguire le tendenze di altri produttori.

Dunque possiamo dire che il marketing oriented si concentra maggiormente sui clienti e meno sullo sviluppo di tattiche di vendita complesse e convincenti . La globalizzazione ha portato l’orientamento al mercato in primo piano perché l’adattabilità è fondamentale in un clima sempre più competitivo.

L’orientamento alla vendita

Oltre al product oriented e al marketing oriented un’azienda potrebbe anche decidere di orientarsi verso le vendite. Quando si adotta un orientamento alle vendite, l’attenzione si concentra sulla vendita di quanti più prodotti e servizi possibile senza preoccuparsi del marketing per il proprio target di destinazione.

La logica è che creando un prodotto o un servizio superiore al giusto prezzo, e combinandolo con tattiche di vendita aggressive, è possibile persuadere le persone ad acquistare qualsiasi cosa l’azienda stia vendendo. È importante ricordare che la strategia di determinazione dei prezzi si basa sul valore che si crede che i clienti assegneranno ai prodotti o ai servizi dell’azienda. Ad esempio, gli articoli di lusso hanno spesso un valore percepito più alto, il che significa che sarà possibile quotarli maggiormente rispetto agli articoli standard; e creare così una domanda sufficiente per generare un profitto.

Differenza tra orientamento al mercato e orientamento alla vendita

La principale differenza tra l’orientamento al mercato e l’orientamento alle vendite è che una strategia guarda verso l’esterno e una guarda verso l’interno. Un business orientato al mercato è focalizzato esternamente e crede che soddisfare i bisogni dei suoi destinatari sia la chiave del successo. Pertanto, eventuali cambiamenti in questi bisogni e necessità possono determinare un cambiamento nello sviluppo del prodotto o nel modo in cui i servizi sono offerti.

Al contrario, un’azienda orientata alle vendite guarda verso l’interno perché ritiene che lo sviluppo di prodotti e servizi eccezionali sia la chiave per attrarre i clienti. Un’attività orientata alle vendite non riguarda i desideri e le esigenze del proprio pubblico di riferimento, in quanto reputa che un prodotto ben fatto o un servizio ben sviluppato soddisfi organicamente tutto ciò che un cliente desidera o ha bisogno.

Shadowban Instagram: ecco cos’è, come si riconosce e come si risolve

Molti utenti di Instagram non avranno molta dimestichezza con il termine shadowban, e non sapranno neanche cosa esso significhi. Per molti influencer però sta diventando un vero e proprio incubo; cerchiamo quindi di capire bene cos’è, come riconoscerlo e risolverlo una volta per tutte.

cos’è lo shadowban

Con il termine shadowban s’intende una penalizzazione dell’algoritmo che colpisce specialmente i profili business. Tutti i contenuti pubblicati dall’account colpito da questo ban, diverranno praticamente invisibili a tutti gli altri utenti di Instagram. Ecco quindi che il tuo profilo social diventa a tutti gli effetti un fantasma (da qui il nome).

Ma spieghiamo bene questa cosa. Voi ed i vostri follower continuerete comunque a vedere i contenuti che scegliete di pubblicare; gli utenti che saranno esclusi, sono tutti quelli che non sono vostri seguaci; dunque i vostri potenziali follower. i post colpiti da shadowban, infatti non verranno visualizzati nei feed o nelle ricerche degli altri utenti di Instagram. Ciò a sua volta provoca un calo del coinvolgimento e rende davvero difficile per un utente shadowbannato far crescere il proprio account.

Ma instagram ha mai fatto menzione con i suoi utenti di questa penalizzazione? In realtà pare di no. Si è solo limitato a fornire delle informazioni abbastanza vaghe che potrebbero essere collegate a una penalizzazione come questa. È parere di molti che l’obbiettivo del social network sia soltanto quello di punire tutti quei profili che non rispettano le condizioni di utilizzo. Così rende invisibili alcuni post ad un pubblico mai raggiunto prima.

Come fare a sapere se si è stati colpiti dal ban

Ci sono diversi metodi per capire se il vostro profilo è stato colpito dallo shadowban. Il primo modo e quello più consigliato, è nquello di chiedere una verifica. Domandate a qualche utente che non seguite su Instagram di verificare la visibilità dei vostri post in alcuni hashtag. Vi consiglio di fare la verifica su quegli hashtag che risultano essere meno popolari, controllando la sezione “più recenti”.

Un altro metodo che potrete utilizzare per capire se il vostro account è stato bannato, è il test per shadowban. Si tratta di un tool specifico chiamato Instagram Shadowban Tester, che ormai ha raggiunto la versione 6.8. Grazie ad esso vi sarà possibile eseguire un test su ogni singolo contenuto da voi postato. In questo modo potrete andare a verificare la visibilità dei vostri post negli hashtag associati. Ricordiamo però che l’affidabilità di questo tool e altri simili non è garantita. Se volete essere sicuri al cento per cento affidatevi al primo metodo.

Perché si viene colpiti dallo shadowban

Fino adesso abbiamo visto cos’è uno shadowban e come capire se il nostro profilo ne è stato colpito. Ma molti utenti si chiedono il perché si viene colpiti da questa penalizzazione. Poiché Instagram non ha mai parlato esplicitamente di essa, non siamo in grado di dirvi con esattezza quali siano le cause che fanno finire i profili in questo vortice.

Basandoci però sull’esperienza di diversi utenti, possiamo dirvi che la penalizzazione viene applicata a causa di azioni più o meno illecite. Ma quali sono queste azioni? Tutte quelle che su Instagram potrebbero essere segnalate come SPAM, o comunque quelle etichettate come “non- umane”.

Se ad esempio con il vostro profilo fate parecchie azioni (follow, unfollow, invio di messaggi DM a ripetizione ecc), potreste essere identificati come SPAMMER ed essere quindi penalizzati dal ban. Altre possibili cause della penalizzazione sono:

  • Utilizzare dei Tool o App che violano i termini di servizio di Instagram come utilizzare ad esempio un bot Instagram come  InstaZood o Followadder per automatizzare alcune azioni in modo da avere una crescita più veloce nel minore del tempo.
  • Superare di frequente i limiti d’azione orari e giornalieri imposti da Instagram. Molti non lo sanno ma ci sono dei limiti che non devono essere mai superati. Non vi è differenza alcuna se li superate manualmente oppure utilizzando un bot. Non lo si deve fare in ogni caso.
  • Usare troppi hashtag segnalati come spam. Ormai gli hashtag sono utilizzati su Instagram da milioni e milioni di utenti. Soltanto che a volte si rischia di usare un hashtag in maniera inadatta. È infatti possibile che un hashtag all’apparenza del tutto innocente, venga poi associato a dei contenuti spam come per esempio nudità o immagini troppo crude.

Nel caso in cui ciò dovesse succedere, Instagram andrà a limitare l’utilizzo di quei determinati hashtag; e quando un utente lo usa per una propria immagine potrebbe compromettere gli altri hashtag pubblicati.

Come risolvere questa penalizzazione

La prima cosa da fare è quella di interrompere tutte le azioni automatiche . Per fare ciò basta revocare l’accesso dalle impostazioni del vostro profilo. Dovrete semplicemente collegarvi ad instagram dal vostro PC o dal browser del vostro smartphone come Google Crome o Safari. Dopo aver effettuato il login al vostro profilo, andate nelle impostazioni cliccando l’icona a forma di ingranaggio.

Cliccate dunque su APP autorizzate; in questo modo vedrete la lista  completa dei tool o app che hanno pieno accesso al vostro profilo. Arrivati a questo punto non vi resta altro che revocare tutto dalla lista e dopo fare il logout.

Prendetevi poi una pausa di almeno 48 ore dalle azioni manuali, di follow/unfollow, like e commenti. Andate a rimuovere tutti gli hashtag che potrebbero essere segnalati come spam, ed interrompete anche  tutte le altre attività di crescita come il Like Bombing, gli Instagram Pods o i gruppi Telegram per scambi di like e commenti.

Infine fate una segnalazione del problema direttamente ad Instagram tramite le impostazioni dell’app. Andate sulla home del vostro profilo, cliccate sull’icona delle impostazioni e scorrete fino alla voce Segnala un problema. Per finire cliccate sulla dicitura Qualcosa non funziona e scrivete quindi un messaggio che descriva il problema che avete riscontrato.

 

 

 

Ping Calls: attenzione alla truffa. Non chiamate numeri con prefisso straniero

Cosa sono le ping calls

Le  ping calls sono una delle truffe più temibili in circolazione. A tutti noi è capitato più volte nella nostra vita di trovare sul nostro cellulare una chiamata da un numero sconosciuto che non abbiamo nella lista contatti. Quindi incuriositi da quella telefonata magari proviamo a richiamare, ma attenzione perché è proprio in quel momento che scatta la truffa con cifre assurde che velocemente vengono scalate dal nostro credito; si parla addirittura di un euro al secondo.

Le chiamate però non arrivano solamente dai numeri italiani a pagamento, ma adesso anche dall’estero; da paesi come per esempio la Tunisia, la Moldavia o il Kosovo. Molti utenti hanno segnalato molte chiamate in arrivo con il prefisso +216, che è quello appartenente alla Tunisia.

Dall’altra parte della cornetta, però spesso non ci sono persone fisiche ma solamente dei software che compongono numeri a caso oppure da rubriche telefoniche apparse online in modo del tutto illegale.

Non solo chiamate ma anche sms

La truffa si è evoluta e adesso bisogna stare attenti non solo alle chiamate ma anche agli SMS. Sul telefonino infatti potrebbero arrivare dei messaggi che avvisano di anomalie sul proprio conto corrente o carta di credito. Il messaggio richiederà quindi alcuni dati che danno proprio accesso ai conti ed alle carte di credito. Dunque quello che vi consigliamo vivamente è di non rivelare mai password e dati sensibili tramite SMS. internet è pieno di segnalazioni di queste truffe, e sono molti i forum che mettono in guardia dal pericolo.

 

Pezzetto, scatola per craccare la rete

cosa s’intende per pezzetto

Con il termine “pezzetto” si indica il modo in cui grazie ad una tecnologia chiamata IPTV è possibile con un solo decoder vedere tutti i contenuti in presa diretta o on demand, come le varie pay tv su internet a costi davvero molto bassi. Ovviamente questo tipo di abbonamento è del tutto tarocco e quindi illegale. Ma questo non sembra spaventare gli utenti visto che i casi di pezzetto registrati in Italia negli ultimi anni sono stati davvero molti. Ma vediamo di capire meglio come cos’è l’IPTV e quali sono i rischi a cui si va incontro se la si utilizza nel modo sbagliato.

Cos’è l’iptv

In passato prima dell’avvento di internet, i segnali televisivi venivano trasmessi nell’etere sia via cavo che via satellite. Ma con l’arrivo della rete internet, sia l’industria televisiva che quella cinematografica hanno subito capito il potenziale del web, ed hanno cercato di sfruttarlo come mezzo di comunicazione per diffondere i contenuti video.

Ecco dunque che nasce l’IPTV; acronimo di Internet Protocol Television il cui utilizzo è ormai talmente diffuso che nei prossimi anni potrebbe essere addirittura il canale di visione preferito in assoluto. L’IPTV in sostanza utilizza la rete per inviare i flussi video e ne esistono due categorie differenti: la prima è quella che trasmette contenuti live; mentre la seconda è quella che si affida al video on demand. 

Dei palesi esempi riguardanti la prima categoria possono essere i canali in diretta che trasmette la RAI oppure quelli di SKY. Della seconda tipologia invece fanno parte servizi come per esempio Netflix, Mediaset Infinity o Sky On demand. È importante fare questa premessa per far capire che L’IPTV originariamente non nasce come uno strumento di cui si servono i pirati del video; ma al contrario è legale al cento per cento. Questa tecnologia infatti viene utilizzata ogni giorno da moltissimi italiani.

Le IPTV illegali

Le trasmissioni video protette da copyright sono anch’esse strettamente legate alla pirateria. In passato pensando alla pirateria si pensava al fenomeno delle videocassette illegali. Con poche lire infatti si potevano acquistare contenuti come film o musica in modo molto semplice. Questo fenomeno era parecchio diffuso sopratutto negli anni ’80 e ’90; però ha avuto un percorso molto limitato a causa della scarsa qualità delle VHS. Le cassette pirata, infatti, spesso avevano problemi di audio e video. La nascita del digitale poi ha fatto estinguere del tutto le videocassette e la pirateria a loro connessa.

Ai giorni nostri la pirateria non si è di certo estinta come le VHS; si è solo spostata verso altri lidi. Di fatti da internet ormai si possono scaricare con estrema facilità film e serie TV. Per non parlare del fatto che adesso esistono centinaia di siti che effettuano lo streaming di contenuti illegali tramite il browser.

Diciamo che rispetto al passato le protezioni delle TV a pagamento satellitari sono migliorate di parecchio, ma ciò non ha di certo impedito ai pirati di eludere tali protezioni sfruttando per l’appunto la tecnologia IPTV come protocollo di trasmissione.

IPTV illegali come funzionano

Le IPTV illegali per gli utenti sono un vero e proprio affare perché raccolgono al loro interno tutta la migliore offerta televisiva oggi disponibile. Chi si abbona a questo servizio illegale fa quindi un “pezzetto”. Il pezzetto ti da accesso all’intero palinsesto a pagamento sia italiano che internazionale. In questo modo si potrà quindi godere di cinema, calcio, serie TV e addirittura pornografia.

Da questo si evince che ciò che viene offerto è davvero un pacchetto molto ricco, per di più proposto ad un prezzo molto più basso rispetto all’IPTV legale. L’IPTV illegale spesso offre anche tutta la programmazione di SKY e Mediaset Premium, oltre che film e serie TV in streaming che in genere non si trovano compresi nei 2 pacchetti citati poc’anzi. Inclusi nell’offerta troviamo addirittura dei film in programmazione nei cinema. 

Chi accede ad una IPTV illegale, solitamente lo fa utilizzando tre elementi fondamentali: un softwuare capace di leggere il flusso video, un file che contiene la lista dei canali e un server che effettua lo streaming del flusso video. Ovviamente tutti i software utilizzati dalle IPTV pirata sono illegali, e possono essere VLC oppure app Android o iOS create apposta per dirigere i flussi video.

Però senza la lista canali chiamata anche stringa, il software non sarà in grado di collegarsi al server assegnato allo streaming. Ed è proprio su queste stringhe che va avanti il business dei video pirata. Recuperare una stringa online è davvero molto semplice e spesso anche gratuito.

In questo particolare caso parliamo di stringhe di prova che mostrano le potenzialità del servizio ma che però rimangono attive per un periodo di tempo limitato. Oppure mettono a disposizione dell’utente una qualità di visione più scadente rispetto a quelle in vendita online.

Se invece si vuole accedere ad una lista canali del tutto funzionante, si dovrà acquistare una stringa a pagamento; ma anche in questo caso reperirne una è piuttosto semplice. Spesso è il passaparola che fa entrare gli interessati in contatto con il business delle IPTV illegali. Basta infatti conoscere qualcuno già abbonato al servizio è voilà, il gioco è fatto. Chi invece non conosce nessuno che utilizza IPTV illegali, allora può andare a visitare i tanti portali dedicati a ciò oppure dei forum border-line. Essi metteranno in contatto l’utente con con chi offre il servizio; ma ovviamente non c’è nessuna garanzia che quest’ultimo funzioni.

Una volta trovato chi vi fornisce il servizio, si dovrà pagare una cifra che varia in base alla lunghezza della sottoscrizione; in questo modo si otterrà quindi una lista canali pronta per essere utilizzata. Ovviamente per il pagamento si utilizzano i sistemi non tracciabili per evitare problemi nel caso in cui si venga scoperti; eventualità per niente lontana.

Pezzetto e IPTV a cosa si va incontro se lo si usa

Gli amanti del pezzetto devono stare parecchio attenti perché le pene previste se si viene scoperti sono tutt’altro che tenere. Si rischiano infatti fino a 4 anni di carcere ed una multa che può arrivare anche a 15 mila per aver violato l’articolo 171-ter della legge 633/41 sulla protezione dei diritti d’autore.

Grosse pene previste anche per gli utilizzatori finali. Esse possono variare in base al contesto di visione, ma comunque l’utente può rischiare fino a 3 anni di carcere e una multa che va dai 2,582 euro fino a 25.822 euro. Una sanzione davvero molto severa anche se spesso in questi casi si applica una sanzione amministrativa; cioè una multa che evita il carcere agli utilizzatori del pezzetto.

Journaling per preservare l’integrità dei dati

Cos’è il file system di journaling

Un file system di journaling è un file system resiliente ai guasti in cui l’integrità dei dati è garantita poiché gli aggiornamenti di directory e bitmap vengono scritti costantemente su un disco di registro seriale prima che il log del disco originale venga aggiornato. In caso di un errore del sistema, un file system di journaling completo assicura che i dati sul disco siano stati ripristinati nella configurazione pre-crash. Recupera anche i dati non salvati e li memorizza nella posizione in cui sarebbe andato se il computer non si fosse arrestato in modo anomalo, rendendolo una caratteristica importante per le applicazioni mission-critical.

Non tutti i sistemi operativi offrono la stessa tecnologia di registrazione. Windows NT offre una versione meno affidabile dell’intero sistema. Se il sistema Windows NT si arresta in modo anomalo, è possibile che non si perda l’intero volume del disco, ma è probabile che perderanno tutti i dati che non sono stati ancora scritti sul disco prima del crash. Allo stesso modo, il sistema Linux predefinito, ext2fs, non ha alcun tipo di registrazione. Ciò significa che un crash del sistema, sebbene raro in un ambiente Linux, può danneggiare un intero volume del disco.

Tuttavia, XFS, un file system di journaling di Silicon Graphics, divenne parte della comunità open source nel 1999 e, quindi, ha avuto importanti implicazioni per gli sviluppatori Linux, che in precedenza non avevano tali funzionalità assicurative. In grado di ripristinare dalla maggior parte delle interruzioni impreviste in meno di un secondo, XFS incarna il filesystem di journaling ad alte prestazioni del futuro.

I primi file system di journaling, creati a metà degli anni ’80, includevano Veritas, Tolerant e IBM JFS. Con l’aumento delle richieste sui file system per supportare terabyte di dati, migliaia e migliaia di file per directory e capacità a 64 bit, si prevede che l’interesse continuerà a crescere nei file system di journaling ad alte prestazioni come XFS.

 

Cinemagraph, come unire foto e video

che cos’è il cinemagraph

Il cinemagraph è tecnica che ci permette di creare delle fotografia con al suo interno dei dettagli in movimento. Possiamo quindi definirla un meraviglioso ibrido tra fotografia e video. Essi contengono un movimento sottile, che risuona in un ciclo breve e senza fine; mentre tutto il resto dell’immagine rimane immobile.

I cinemagraph non sono altro che foto sotto mentite spoglie, ed è questa loro particolarità a sorprendere lo spettatore quando esse prendono vita con piccoli accenni di movimento. Ciò li rende una scelta molto popolare per gli inserzionisti; che cercano in tutti i modi di attirare e catturare l’attenzione del pubblico.

Si so che molti di voi paragoneranno il cinemagraph alle GIF animate, ma le due tecniche non hanno niente a che fare l’una con l’altra. È vero che entrambe le tecniche contengono un ciclo che si ripete all’infinito; una GIF però è un formato file di bassa qualità e risale addirittura ai primi anni ’80. I cinemagraph invece, come già detto in precedenza sono molto più simili ad un video e ad una foto. Essi possono anche essere salvati come GIF ma non è consigliato.

la storia dei cinemagraph

Il cinemagraph fu inventato nel 2011, durante la Fashion Week di New York City. Fu proprio in quell’occasione che due fotografi di moda, Jamie Beck e Kevin Burg, iniziarono a creare e condividere una serie di foto in movimento. Questa nuova tecnica suscitò subito grande curiosità ed interesse da parte del mondo della moda e non solo.

Non c’era però un termine adeguato per descrivere questa particolare foto, così i due fotografi coniarono un termine del tutto nuovo “cinemagraph“. La creazione di in cinemagraph è una tecnica abbastanza difficile, perché si deve saper padroneggiare alla perfezione strumenti come Adobe After Effects, Beck e Burg; e servono addirittura giorni di lavoro per creare un cinemagraph.

Da quel momento in poi, fotografi, operatori di marketing, designer e aziende hanno adottato il mezzo come parte della loro narrazione visiva creando così milioni di cinemagraph.

Cinemagraph: come funzionano

Attualmente i cinemagraph vengono utilizzati ovunque, ma spesso le persone non sanno cosa stanno guardando. I cinemagraph appaiono loro come fossero un trucco magico. Fanno credere allo spettatore di stare ammirando una foto vivente; un po’ come quelle che vediamo nei film di Harry Potter.

In realtà i cinemagraph non hanno nulla a che fare con la magia; sono soltanto un’unione armoniosa tra video e foto che unisce i due mezzi insieme. Solitamente i cinemagraph vengono condivisi come brevi video in loop che durano tra i tre e i dieci secondi. Essi vengono creati in maniera tale che lo spettatore ignori quando inizia e finisce il ciclo; senza soluzione di continuità.

Di solito un singolo ciclo di cinemagraph è molto breve, infatti dura soltanto pochissimi secondi. Quando un cinemagraph viene condiviso, le persone spesso vanno ad eseguire il loop del file, per ottenere così la durata desiderata del video. I cinemagraph di alta qualità, vengono creati in 4K e a volte anche in 6K.

Anche se i cinemagraph possano essere esportati in più formati di file, l’esportazione come file video mantiene la qualità molto elevata e assicura che sembrino fantastici. I formati di file come H.264 e il nuovo codec video ad alta efficienza noto come H.265 sono i più comuni.

Dove si possono utilizzare i cinemagraph

Come nel caso di fotografie o video, anche l’utilizzo dei cinemagraph è infinito. Gli artisti stanno utilizzando questa tecnica sempre di più, per sfruttare appieno tutte le sue novità, ed anche per avere un nuovo mezzo con il quale esprimersi.

Inoltre la combinazione di immobilità e movimento dell’immagine, rende il cinemagraph uno strumento molto popolare sopratutto per il marketing digitale. Difatti brand e organizzazioni stanno

stanno creando cinemagraph per tutti i diversi tipi di contenuti di marketing. Esempi più specifici di come e dove possono essere utilizzati i cinemagraph includono:

  • Pubblicità digitale
  • Siti web, pagine di destinazione e blog
  • E-mail / newsletter
  • Social media
  • Display digitali e cartelloni pubblicitari
  • Video di forma lunga
  • Museo e gallerie
Come si crea un cinemagraph

Quando questa tecnica è emersa per la prima volta nel 2011, il primo ad individuarla fu il cofondatore di Flixel Philippe LeBlanc.il problema però è che non riusciva a trovare un modo rapido ed intuitivo per creare un cinemagraph. A Philippe non importava dover spendere diverse settimane cercando di imparare come creare cinemagraph con software di animazione come Adobe After Effects o programmi di foto ritocco come Adobe Photoshop. Voleva però creare una tecnica di creazione cinemagraph più facile ed accessibile a tutti. 

Voleva rendere disponibile la tecnica anche a coloro che avessero voluto creare cinemagraph anche soltanto con un dispositivo mobile come ad esempio un iPhone. Questa idea ha dunque ispirato Philippe ad avviare Flixel e creare applicazioni software specifiche per la produzione di cinemagraph.

Flixel ha creato Cinemagraph Pro, un’app di cinemagraph facile da usare per iOS e macOS. L’app rende il processo di editing cinemagraph sia veloce che divertente  Apple ha anche assegnato a Flixel un Apple Design Award nel 2014 per l’approccio rivoluzionario di Flixel alla creazione di cinemagraph.

Non è affatto vero quindi quello che affermano gli inventori di cinemagraph che è parecchio difficile realizzarne uno. Semmai la parte più complicata è comporre lo scatto e decidere poi quale parte animare; ma paradossalmente questa è anche la parte più divertente nel creare un cinemagraph.

I migliori cinemagraph sono realizzati usando il video che di solito è registrato su un treppiede o superficie stabile. Dopo aver impostato lo scatto e aver premuto il pulsante di registrazione, è il momento di modificare. Quando si modifica un cinemagraph, si combina il video con una cornice fissa, nascondendo quale porzione dell’immagine si desidera vedere attraverso il movimento. Dopodiché, scegli quale tipo di loop vuoi che il movimento contenga: rimbalza o ripeti. Si può fare un sacco di altri piccoli aggiustamenti  –  come il colore, la velocità, o delle colture – ma in realtà, le basi della creazione di un cinemagraph sono solo mascheramento, e la scelta di un ciclo.