Ax, Fedez e Amoroso in un tripudio di pubblicità

Nessun titolo è stato mai azzeccato almeno nel mio blog.
L’ultima canzone di Ax e Fedez vede la partecipazione di Alessandra Amoroso, figlia del team Maria De Filippi.
La canzone si intitola “piccole cose” ed è un loop chiaramente creato ad hoc per vendere.
Ormai si sa: Fedez e il vecchio buon Ax sono una macchina da soldi e sanno bene cosa vuol dire fare digital marketing 🙂

Non c’è dubbio quindi che Fedez sia oggi il re del business musicale, come aveva sottolineato il suo collega Maracash non molto tempo fa prendendoci in pieno , dato che ormai in ogni  video musicale ,  partecipazione a programmi tv ecc  il rapper colorato inserisca due o tre sponsor minimo da mettere in bella mostra.

Sto parlando del prdoduct placement ovvero della pubblicità occulta che spunta all’improvviso senza che sia palesemente interpretata come spot.

Il Product Placement non è altro che una strategia di marketing che consiste nell’inserire o nel fare riferimento a un prodotto (a un servizio o a un marchio) in un video /film , programma tv ecc già precedentemente costituito ed architettato,  riuscendo ad integrarsi e addirittura ad interagire con esso.

Tale inserimento avviene  (di norma) dietro pagamento di un corrispettivo da parte dell’azienda che viene ad essere pubblicizzata.

Il video di “Piccole cose” è stato diretto da Mauro Russo e ha molti effetti speciali: inizia con un’esplosione e prosegue con una citazione di una scena di Suicide Squad.  Di per se è un video piacevole, fumettoso e stiloso ma che non comunica , a mio avviso , assolutamente nulla.

Il fatto è che il nulla piace a molti ragazzini ignari di essere vittime del marketing. Fortunatamente non tutti gli adolescenti sembrano cascarci considerando i commenti sotto il video ufficiale .

amoroso fedez

Monkey: ecco il nuovo social creato dai teenager

Se Facebook ha ormai compiuto il suo tredicesimo anno di attività e Snapchat, la popolare chat di storie “usa e getta” e capitanata da un gruppo di quasi trentenni, ecco che anche i più giovani stanno facendo il loro ingresso in questo mondo con l’obiettivo di creare da soli un vero e proprio social network e di fare di esso l’applicazione numero uno al mondo.

Ben Pasternak e Isaiah Turner, di 17 e 18 anni, sono i due giovanissimi che hanno dato vita a questo nuovo e ambiziosissimo progetto. I due hanno da poco lanciato Monkey, una video-chat che mette in contatto casualmente per un pochissimi secondi “gli amici di internet” e in pochissimo tempo ha già coinvolto 200mila utenti.

I due ragazzi, che si sono conosciuti proprio sul web, raccontano che l’app, integrata a Snapchat, ha l’obiettivo principale di mettere in contatto casualmente due persone che non si conoscono tra loro e se si vuole continuare la conversazione è sufficiente diventare amici oppure si passa direttamente ad un altro contatto presente nella lista e individuato mostrando pochissime informazioni.

il meccanismo alla base di questa nuova app è veloce e simile a quello dell’app Chatroulette, lanciata ormai 8 anni fa, che però ha finito per proporre in prevalenza contenuti sessualmente espliciti. Pasternak e il suo socio però tengono a precisare che Monkey è stata ideata per dar vita ad una comunità estremamente pulita. Per garantire questa condizione i due giovani hanno aperto un apposito profilo su Snapchat grazie al quale gli utenti possono segnalare gli eventuali problemi.

I due, che ora vivono a Ne York, non sono nuovi nel mondo del web: Pasternak, infatti, viveva a Sydney e lì si era già fatto notare per l’app Flogg, un’ebay per adolescenti ideata per consentire di disfarsi delle cose che non interessano più. Turner, invece, arriva dal Maryland.

 

Native advertising: la nuova forma di advertising online

Il native advertising è una nuova contenuto sponsorizzato online che ha l’obiettivo di riprodurre l’esperienza dell’utente nel contesto in cui è posizionata. Questa forma di pubblicità opera assumendo l‘aspetto dei contenuti del sito su cui viene ospitata e a differenza della tradizionale pubblicità online che molto spesso è piuttosto invasiva e tende a distrarre il lettore piuttosto che a informarlo. In questo l’annuncio pubblicitario compare senza interrompere la lettura del contenuto da parte dell’utente andando di conseguenza ad aumentare la percentuale di click e le interazioni sull’annuncio stesso. Quando un utente legge una pagina web il più delle volte vuol dire che è interessato all’argomento e di conseguenza alla pubblicità.

A differenza dunque delle altre forme di pubblicità il native advertising è un metodo pubblicitario che si “autoplasma” al contesto del contenuto editoriale in cui viene posizionato comunicando immediatamente chi è l’inserzionista che ‘sponsorizza’ il contenuto.

Questa forma di pubblicità è stata definita dall’esperto di marketing Mitch Joel, su un articolo comparso sulla Harvard Business Review, come “un formato pubblicitario creato specificamente per un determinato media sia dal punto di vista del formato tecnico sia dal punto di vista del contenuto (la creatività)“.

Tra i formati più noti si trovano gli “In-Feed Units” che operano come promoted tweets su Twitter o promoted posts su Facebook.

Negli ultimi dieci anni le attività in tal senso si sono evolute sempre più e in particolare negli anni tra il 2013 e il 2015 con molti seminari, documenti guida e prove di nuovi formati di comunicazione digitale. Lo IAB ad esempio nel 2013 era impegnata nel rilascio del Native Advertising Playbook e aveva definito il termine in questo modo: “il native advertising fa riferimento ad annunci a pagamento coerenti con il contenuto della pagina, con il design e il comportamento della piattaforma in cui sono ospitati, in modo che l’utente li percepisca semplicemente come parte di essa”.

iPhone bagnato: ecco come rimediare

iPhone bagnato, iPhone fortunato? Chissà forse è possibile. Inavvertitamente il vostro prezioso melafonino è caduto nel lavandino, nella vasca da bagno o  in una pozzanghera? Il danno ormai è fatto ma forse non del tutto irrecuperabile.

Tendenzialmente l’iPhone, ma qualsiasi altro smartphone, ha poche possibilità di riprendersi dopo un incontro ravvicinato con l’acqua ma se il contatto con essa non è stato troppo lungo ci sono anche possibilità di sopravvivenza. Ecco qualche trucchetto utile: prendete il vostro iPhone e mettetelo in un sacchetto con del riso. In questo caso il riso opera come cattura umidità e tutto quello che dovrete fare è lasciare lo smartphone all’interno del sacchetto con il riso per diverse in modo da consentire al riso di assorbire tutta l’umidità.

Una cosa assolutamente da evitare è l’asciugacapelli: l’iPhone non gradisce per nulla il calore per questo si consiglia anche di non riaccenderlo fino a che non sia completamente asciutto.

Un’altra verifica che potete effettuare per testare le condizioni del vostro iPhone è quella dei sensori posti all’attacco del caricabatteria e del jack audio. I due puntini bianchi che trovate assumono una colorazione rossa a contatto con l’acqua. Attenzione: se avete in mente di ricorrere al servizio di garanzia e/o assistenza dovete essere sinceri questi sensori, infatti, sono stati inseriti appositamente da Apple per segnale fin da subito un contatto tra dispositivo e liquido.

Se avete lasciato già da qualche ora il vostro smartphone immerso nel riso, l’umidità è stata assorbita ma l’iPhone non dà nessun segno di vita allora in questo caso può essere che sia necessaria una sostituzione.

Per non spendere nuovamente una cifra considerevole per acquistare un nuovo smartphone potete considerare la possibilità di iscrivervi al Genius Bar più vicino a voi (trovate tutti i punti sul sito della Apple) e potrete avere un iPhone sostitutivo al prezzo di 150

Facebook: arrivano le pubblicità nei video

Il colosso Facebook sta per mettere a disposizione nuovi strumenti di guadagno dopo aver annunciato che nel prossimo futuro la piattaforma sarà quasi completamente occupata dei video. Fonti interne dell’azienda, infatti, fanno ritenere che il social network stia predisponendo la vendita di formati pubblicitari “mid-roll”, che possano scattare a video già iniziato. Secondo le fonti di Recode, le pubblicità potrebbero essere inserite dopo una visualizzazione di almeno 20 secondi e i video dovranno avere una durata minima di 90 secondi. Per ora sembra che Facebook abbia intenzione di vendere queste pubblicità corrispondendo agli editori il 55 per cento delle vendite, affiancandosi alle percentuali già offerte da Youtube.

Gli annunci pubblicitari “mid-roll” arrivano come una conferma degli sforzi sostenuti dall’azienda nell’ambito del settore video e questi consentiranno anche una maggiore attenzione nei confronti di chi guarda. Questo è molto interessante poiché sapere chi si sofferma su una clip oltre i 20 secondi renderà meno semplice scivolare sulle metriche e conferma la tendenza a studiare quanto le persone siano interessate ai contenuti.

Nell’organizzazione dei contenuti da proporre nel News Feed infatti, sono stati meno considerati i like e le condivisioni a favore del tempo che una persona spende a leggere un post o un articolo. Allo stesso modo si ritiene che lo stesso tipo di parametro sarà poi applicato ai contenuti video. Al momento, per favorire il lavoro dei creatori, è stato lanciato anche il servizio di sottotitolazione automatico.

Sicuramente con i 100 milioni di ore di visualizzazione accumulate nel 2016, la speranza di Facebook è quella di riuscire a trasformare il panorama dei video ospitati sul social in un sistema di contenuti da poter monetizzare in modo efficace e che posso essere soddisfacente per tutti: gli inserzionisti, gli editori e gli utenti del social network più diffuso. L’unica cosa che al momento non è chiara è quando la modifica sarà effettivamente apportata.

Yahoo! cambia nome: ecco Altaba

E’ stata annunciata la chiusura del marchio storico del Web che avverrà in seguito alla cessione a Verizon communications delle attività Internet. L’amministratore delegato Marissa Mayer abbandonerà il gigante tecnologico e la seguiranno a ruota altri top manager. A seguito di ciò la nuova Yahoo!, a 23 anni dalla sua storica fondazione, cambierà nome in Altaba.

L’accordo prevede che il cambiamento vero e proprio avverrà solo in seguito al closing dell’operazione avviata lo scorso luglio, nel momento in cui Verizon aveva concordato l’acquisto delle attività di Yahoo!. Tra queste attività sono comprese: il business pubblicitario, i siti, le applicazioni mobili e la posta elettronica. L’operazione è comunque stata messa a rischio dopo alcuni attacchi hacker alla rete di Yahoo! a settembre e dicembre che hanno colpito nel complesso circa un miliardo e mezzo di utenti. Verizon ha poi fatto sapere che è tutt’ora possibile una rinegoziazione dell’accordo. Il New York Post aveva rivelato la notizia di una richiesta di sconto da un miliardo e mezzo di dollari avanzata dalla stessa Verizon proprio in seguito al furto di dati subito.

L’accordo non comprende le azioni di Yahoo! nella compagnia cinese Alibaba Group e Yahoo Japon: la società Usa manterrà rispettivamente una quota del 15% e del 35,5%. A conclusione del trasferimento la nuova azienda non si occuperà più strettamente del web ma si trasformerà in una holding finanziaria. Al termine della cessione il consiglio di amministrazione sarà composto da solo cinque membri a differenza degli undici attuali. Oltre a Mayer anche David Filo, uno dei cofondatori di Yahoo, lascerà la direzione. Il presidente della nuova Altaba sarà Eric Brandt, ex direttore finanziario del produttore di semiconduttori Broadcom.

L’altro addio clamoroso è quello di Marissa Mayer, Ceo dal luglio 2012 e che in questi anni ha dovuto faticare non poco per risollevare le sorti della sua gestione piuttosto criticata.

Attenzione: dal 1 gennaio Whatsapp non funzionerà più su alcuni cellulari

Tra aggiornamenti, videochiamate e nuove emoticon Whatsapp ha sempre trovato il modo per stupire i propri utenti. Ora però è arrivato il momento dei saluti.

E’ giunto il momento, infatti, dell’addio tra Whatsapp e alcuni cellulari. Ormai da diversi anni Whatsapp, l’applicazione di messaggistica istantanea più utilizzata, ha sostituito l’uso degli sms più tradizionali. Questo cambiamento non coinvolgerà i possessori di smartphone di ultima generazione sia chiaro, ma i primi ad essere esclusi dall’app di messaggistica saranno gli smartphone più datati. I primi dispositivi che saranno abbandonati sono: iPhone 3GS con sistema operativo iOS 6, i cellulari con software Android 2.1 e 2.2 e quelli con Windows Phone 7.

Dal 1 gennaio 2017 questi smartphone non avranno più la possibilità di messaggiare tramite l’app acquisita da Facebook ormai due anni fa. A questi si aggiungeranno poi nei mesi successivi altri dispositivi come: Blackberry 10, Nokia S40, Nokia Symbian S60. Per questi la scadenza è fissata a giugno 2017.

I clienti di Whatsapp erano già stati avvisati la scorsa primavera tramite un avviso sul blog dell’applicazione che stabiliva che: “nel guardare avanti verso i nostri prossimi sette anni, vogliamo concentrare i nostri sforzi sulle piattaforme mobili che la stragrande maggioranza delle persone usa”.

La notizia è tutto sommato più che conforme ai tempi. Da quanto si evince, infatti, ad essere messi da parte da qui ai prossimi mesi saranno solo gli apparecchi più vecchi che non presentano le funzionalità indispensabili per espandersi ulteriormente nel prossimo futuro.

Clickbait , strategia per aumentare i click sul sito

Oggi parlerò di un argomento che conosco bene e che ammetto di aver usato ogni tanto per portare visite a blog/siti clienti.
Di cosa sto parlando? Del clickbait ovvero del modo di operare sul web che porta ad un aumento di visite su un determinato sito.

Clickbait in specie : E’ una strategia che serve ad attirare le persone a cliccare su un contenuto web in modo da aumentare le visite al sito e di conseguenza le rendite pubblicitarie.

E’ la stragia molto diffusa sui social, in particolare su Facebook, che community manager di grandi e piccoli siti pongono in essere.
I contenuti postati sui socialnetwork ,che utilizzano il clickbait, sono solitamente caratterizzati da toni sensazionalistici con titoli scritti a caratteri maiuscoli , spesso accompagnati da immagini che attirano l’utente per la loro particolarità, spesso ambigue o scioccanti.

Molto spesso però, le immagini e i titoli sono fuorvianti facendo credere  a chi guarda l’anteprima, qualcosa di diverso rispetto alla notizia in se.

Ad esempio ; se troviamo un post con scritto ” Michelle ed Eros sempre più vicini . Ecco le parole di Tommaso Trussardi” , il titolo ci induce a pensare che vi sia un ritorno di fiamma tra Ramazzotti e la Hunziker tanto da farne predere atto all’attuale marito Trussardi.

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La curiosità è tanta, lo sappiamo bene , e ci porta inevitabilmente a curiosare, cliccando, sull’eventuale ritorno di fiamma di due famosissimi personaggi anche se non siamo dei gossippari sfegatati ma si sa….cliccare non ci costa nulla.

Cosa succede però?

Probabilmente , se cliccheremo su questo post , noteremo che il contenuto dell’articolo parla semplicemente del fatto che la Hunziker ha premiato l’ex marito cantante in una kermesse, altro che ritorno di fiamma!

Scrivere che i due sono sempre più vicini, non è ovviamente di per se sbagliato ma è ovvio che l’intento è quello di far credere che i due si stiano rifrequentando.
Questa strategia si attua appunto per aumentare le visite al proprio sito o blog perchè,  se avessimo scritto semplicemente “Michelle Hunziker premia Eros Ramazzotti” ,non avremmo avuto la curiosità di leggere la notizia e quindi di cliccare sul post.

Cliccando sui contenuti usando clickbait , quindi, non sempre si otterrà quello che pensiamo , ma lo scopo principale sarà quello di ottenere click a volontà sul sito per aumentari i guadagni pubblicitari.

Questa strategia, come sopra ho scritto, è usata tantissimo dai community manager anche di grandi testate . Da un lato è una strategia che funziona e porta un aumento REALE delle visite giornaliere dall’altro porta però ad una non credibilità : una testata che pubblica notizie sensazionali non verrà considerata seria ed attendibile.

Blog, volete scegliere un guadagno facile e repentino ma di breve durata o optare per un cammino più lungo ma che vi dia credibilità e fidelizzazione?

 

A voi l’ardua sentenza 🙂

Su Amazon arriva il Dash Button per ordini a portata di bottone

Finalmente è arrivato anche in Italia il Dash Button di Amazon, vediamo di cosa si tratta. Negli Stati Uniti esiste già da un anno e i risultati di questo nuovo servizio sono difficilmente giudicabili. Amazon Dash Button  è un piccolo pulsante supportato da una connettività WiFi che consente di ordinare nuovamente i prodotti preferiti semplicemente premendo l’apposito bottone.

Il Dash Button ricorda per la sua forma una comune chiavetta USB e può essere appeso un po’ ovunque. Potete riporlo dentro la dispensa, di fianco allo specchio del bagno, vicino alla lavatrice. L’obbiettivo di Amazon è proprio quello di offrire un sistema talmente semplice da diventare indispensabile per i prodotti di uso quotidiano ad acquisto ripetitivo come le lamette per la barba, la capsule del caffè, i biscotti per il latte o il dentifricio.

Quando il cliente si accorge che il prodotto sta per terminare deve solamente premere il pulsante Dash per ordinarlo nuovamente. L’acquisto partirà in seguito ad un’apposita notifica inviata sullo smartphone che riporterà i dettagli dell’acquisto e richiederà un semplice tap sullo schermo del dispositivo per l’ultima conferma.

Con la configurazione del Dash Button l’utente procede facendo il set up delle preferenze di quantità e prodotti in modo che al comando attivato premendo il pulsante corrisponda l’ordine desiderato. Con il pulsante Dash i clienti possono beneficiare degli stessi prezzi bassi fissati su Amazon.it, ricevono i prodotti con le spedizioni Prime illimitate e senza costi aggiuntivi.  Il Dash Button è inoltre una esclusiva per i clienti Prime senza costi aggiuntivi, mentre gli altri clienti possono acquistarlo al costo di 4,99 euro sempre su Amazon.it. I clienti Prime possono preordinare Dash Button alla pagina www.amazon.it/dashbutton e le spedizioni saranno attive dal 15 novembre.

Daniel Raush, Director di Amazon Dash ha dichiarato: “abbiamo tutti vissuto la frustrazione di terminare le scorte di prodotti di uso quotidiano. Dash Button e Dash Replenishment sono stati progettati per evitare questi momenti. Dash Button offre la comodità degli acquisti 1-Click da ogni luogo della casa, quando le scorte stanno terminando, rendendo più semplice che mai fare un ordine: basta premere il pulsante e il prodotto è ordinato in dirittura di arrivo. Dash Replenishment porta tutto ciò a un livello ulteriore, abilitando i dispositivi connessi della casa a ordinare e farti consegnare i prodotti di consumo quotidiano per non restare più senza di essi”.

 

Roberta Montagna vittima di bullismo sul web dopo la sua esternazione

Ieri una nazivegana ha scritto un commento sotto la foto di un bambino che mangiava carne, augurandogli di morire giovane.
Siuramente non è stato un gesto carino e neppure eticamente corretto tanto che “il commento stasso ha fatto il giro del web e in poche ore il profilo di questa webete è stato preso d’assalto da una mandria di trogloditi che pensano di essere migliori. Poracci. Non sanno di essersi solo guardati allo specchio.
P.s.
Questi sono i primi commenti che ho visto sul profilo della signora, ma ce ne sono migliaia con questo registro.”

Selvaggia Lucarelli

 

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Lego, a Milano apre lo Store più grande d’Italia

Siete amanti dei Lego e di tutte le costruzioni che potete realizzare con i mattoncini colorati di ogni forma? Allora fermatevi e leggete le novità in arrivo per voi appassionati.

Dopo “The art of brick”, la mostra interamente dedicata ai Lego, gli appassionati dei mattoncini colorati sono pronti per festeggiare un altro evento: è prevista per il prossimo 2 novembre l’apertura di un nuovo Lego Store a Milano, in corso Monforte 2 all’angolo con Piazza San Babila. Grazie alla superficie di 270 metri quadri il Lego Store di Milano sarà lo Store più grande presente in Italia.

Lo Store, inoltre, prevede alcune interessanti novità: l’Immersion portal, grande teca trasparente in cui i bambini potranno entrare per osservare più da vicino le ambientazioni create con i mattoncini. Attraverso il Minifigures Scanner, chiunque potrà scoprire la propria raffigurazione digitale direttamente in versione Lego.

La vetrina del nuovo Store sarà arricchita dalle sculture di Riccardo Zangelmi, unico scultore ufficiale della Lego in Italia.

 

Macchina dentale del futuro che sostituisce il dentista

Tra qualche anno non avremo più bisogno dei dentisti o meglio non avremo bisogno di una persona che ci metta le mani in bocca. Dalla Russia arriva Dental Machine, una macchina rivoluzionaria che sostituisce in pieno o quasi il lavoro del dentista.
Come potete notare nel video, si tratta di una macchina che esegue diversi lavori : pulisce i denti, cura le carie, applica smalto e capsule.
Davvero una svolta in tema di Denti!

VIDEO MACCHINA ODONTOIATRA DEL FUTURO

Regole per i gruppi su Whatsapp: iniziano a Milano i corsi per i genitori

Regole sulla privacy, tutela dell’anonimato dei bambini, consigli per evitare litigi. Sono questi alcuni dei punti dei corsi che si svolgeranno nelle prossime settimane a Milano all’interno delle scuole per aiutare i genitori degli alunni a non fare errori…”social”. Diversi presidi, infatti, hanno denunciato l’uso scorretto dei gruppi di classe su Whatsapp, l’applicazione di messaggistica istantanea più utilizzata, definendo questi gruppi come un vero e proprio detonatore di problemi.

Sulla questione è intervenuto tempestivamente il provveditore di Milano che ha dichiarato: “stiamo parlando di un uso distorto di un mezzo di comunicazione comunque positivo ma visti i problemi che sta creando, forse sarebbe il caso che le scuole coinvolte trovassero il modo di sensibilizzare le famiglie sul tema”. Il provveditore sostiene che sarebbe opportuno affrontare la questione nelle assemblee di classe oppure in incontri per far capire ciò che può essere veramente dannoso per i bambini.

Per chiarire il tutto sono stati riportati alcuni esempi concreti: nei gruppi di classe indicare il nome e il cognome dei bambini, facendo riferimenti a fatti specifici accaduti in aula, può essere dannoso poiché per i bambini può essere discriminatorio. Altra cosa da evitare sono i commenti dato che i pareri personali rischiano di essere un boomerang.

Anche gli istituti scolastici hanno iniziato ad interrogarsi su quale possa essere la strada più consona per affrontare il problema. Opinione favorevole a corsi di questo tipo arriva anche da Laura Barbirato del comprensivo Maffucci: “Sarebbe bello poter fare dei corsi ad hoc, ma servirebbero dei fondi per questo”, dello stesso avviso anche Giovanna Mezzatesta, a capo della Rinnovata: “l’dea dei corsi sarebbe anche buona, nella mia scuola di Bollate qualche tempo fa ci avevamo anche provato. Peccato che a quegli incontri si siano presentate meno di dieci persone. Il problema è che il genitore che si fa prendere dal trip di Whatsapp è convinto di sapero usare e difficilmente accetta consigli”.

Oltre ai presidi sono scese in campo anche le associazioni dei genitori: “questi gruppi hanno un merito indiscutibile, quello di creare una rete, un senso di appartenenza e nessuno ha il desiderio di criminalizzarli o di censurarli, ma conoscerne l’utilizzo corretto è sicuramente importate”. Interessante anche la posizione di Gianni Alberta, dei Genitori Democratici: “forse una riflessione su questo tema può essere l’occasione per ripensare al ruolo di ognuno e per recuperare il valore di un rapporto faccia a faccia”.

OnePlus 3 Plus: ecco le prime informazioni tecniche

One Plus raddoppia: dopo la nuova versione del sistema operativo di Google, Android 7.0 Nougat arrivano notizie su una variante di un nuovo smartphone OnePlus 3 Plus da immettere sul mercato entro la fine dell’anno in corso.

L’analista cinese Pan Jiutang, fonte ritenuta più che attendibile, ha rivelato alcune indiscrezioni particolarmente interessanti. Il nuovo smartphone dorebbe essere dotato delle seguenti caratteristiche:

  • Display: diagonale superiore ai 5,7 pollici, risoluzione QHD (2560 x 1440 pixel),
  • Processore: Qualcomm Snapdragon 821,
  • Batteria: 3.900 mAh,
  • Doppia fotocamera posteriore.

Per il momento queste sono solo indiscrezioni ma già dalle prossime settimane altre novità saranno senza dubbio rivelate. Inizialmente si era ipotizzato il lancio di One Plus Mini come diretto successore della variante X ma questa risulta ormai un’ipotesi messa da parte.

Nel corso degli ultimi mesi si è comunque avuta la conferma che One Plus 3 è uno degli smartphone più venduti dell’anno per quanto riguarda il rapporto qualità prezzo e le ultime indiscrezioni che arrivano dal continente asiatico portano a ritenere che le scorte siano ormagi agli sgoccioli.

One Plus 3 Plus avrà anche il compito di aggiornare la scheda tecnica dell’attuale flagship del 2016 e in particolare il processore, con lo Snapdragon 821 caratteristico di Google Pixel e Pixel X a cui si aggiunge qualche implementazione dell’hardware dello smartphone. Non vi sono invece informazioni circa il design e il prezzo di listino con cui il nuovo smartphone sarà lanciato sul mercato.

Nonostante tutte queste incertezze quel che è certo è che c’è sicuramente un nuovo smartphone One Plus in arrivo.

Yahoo ancora nei guai: denuncia per discriminazioni sessuali

Ancora guai per Yahoo! Dopo il cyberattacco di qualche settimana fa che le ha fatto perdere circa mezzo miliardo di account e l’accusa di aver spiato le mail dei clienti, l’azienda è ora stata denunciata per discriminazioni sessuali. Questi i fatti: un ex dirigente, Scott Ard, che ha lavorato per 3 anni e mezzo a Yahoo prima di essere licenziato nel 2015, ha accusato il ceo Marissa Mayer di aver adottato un sistema di valutazione dei dipendenti ideato appositamente per discriminare e licenziare i dirigenti maschi.

L’ex dipendente ha fatto causa all’azienda sostenendo che attraverso il Quaterly Performance review (Qpr) la Mayer, una delle donne più potenti d’America, ha incoraggiato e favorito l’utilizzo di questo strumento di valutazione per gestire le inclinazioni e le opinioni personali dei manager a danno dei dipendenti maschi.

A seguito di questa denuncia un dipende di Yahoo, interpellato da Cnbc, ha dichiarato che la denuncia stessa è priva di fondamento e che l’equità è la linea guida del processo di valutazione e di promozione della compagnia. Il Quaterly Performance review è stato introdotto dalla Mayer già nelle 2012 subito dopo la sua nomina a Ceo. Secondo Ard, invece, il processo di valutazione adottato dalla compagnia statunitense è estremamente discrezionale e ha portato all’allontanamento di più di 50 uomini. L’ex dipende, ha proseguito poi la sua denuncia puntando il dito anche contro Kathy Savitt, capo del marketing dell’azienda, che negli ultimi 18 mesi su 16 dirigenti senior ne avrebbe assunte o promosse 14 di sesso femminile.

Cam Hot : attenti alle truffe online

Negli ultimi anni sta spopolando in rete un fenomeno che sembra non arrestarsi.
Sto parlando delle cam hot e della relativa professione della Webcam Girl che viene svolta esclusivamente online in portali erotici.
Si tratta sostanzialmente di spogliarelli a distanza da parte di giovani avvenenti ragazze e senza dover MAI fare incontri di presenza.

Il ruolo della CamGirl è quello principale: ha pieno potere decisionale su ciò che vuole fare (nelle proprie esibizioni, nella vendita dei propri contatti ecc) e quando farlo (non ci sono orari da rispettare).
E’ un’attività anonima che teoricamente può essere svolta a qualsiasi età (o quasi) grazie alla quale ci si esibisce senza mostrarsi in viso
E’ sufficiente avere un pc portatile dotato di webcam ed un collegamento internet.

Quando parlo di cam girl parlo di una vera e propria professione come ormai sancito dalla Cassazione penale , sez. III, sentenza 19.10.2010 n° 37188 ,la quale stabilisce che avere rapporti sessuali a pagamento, anche se virtuali, è comunque da considerare prostituzione. Anche senza contatto fisico.

Spiegato brevemente il ruolo di questa nuova professione, vorrei parlare ora del fatto che ultimamente sono nate delle truffe vere e proprie al fine di ricattare i mal capitati.

Mi spiego meglio:

In molti casi, dopo che l’avvenente ragazza cattura l’ attenzione del potenziale cliente, si gioca un po’ online in maniera erotica facendo in modo che il mal capitato si spogli in video mostrando il proprio viso. Qui inizia il ricatto: La ragazza,infatti, chiede soldi ulteriori (spesso cifre alte) altrimenti pubblicherà il video su Youtube o su altri servizi simili in rete.

Un’estorsione in piena regola, da codice penale.

Truffa Cam Hot modalità

Come può avvenire questa truffa nello specifico?

Solitamente parte da una richiesta di amicizia su Facebook da parte di un’ avvenente sconosciuta, una chiacchierata su una chat molto frequentata (esempio Badoo) e poi l’aggancio.
La presunta ragazza di fa dare il contatto del profilo Facebook dello sconosciuto con la scusa di richiedergli l’amicizia: in quel momento si messo alla mercé del truffatore tutti i dati personali, contatti, amicizie (e fidanzate…).

Anche se ci si sposta su Skype cambia poco: spesso si tende ad utilizzare per il software di videoconversazione lo stesso indirizzo e-mail utilizzato per Facebook. A quel punto il truffatore può fare il percorso a ritroso, inserire l’indirizzo e-mail nella casella di ricerca di Facebook e trovare il nostro profilo, con tutti i contatti possibili (amici, indirizzo, a volte numero di telefono), resi pubblici dall’utente in maniera più o meno consapevole.

Attenzione, quindi!

Il ricatto, a volte non ha confini geografici, nè sesso, dall’altra parte potrebbe anche esserci un uomo in realtà e potreste patrebbe sporcarsi la vostra immagine!

Iene, il programma che spia il cellulare ed ogni tuo movimento

Matteo Viviani  intervista per Le Iene alcuni responsabili  della Tesla Consulting, società che si occupa di sicurezza informatica.

Il servizio in onda su italia 1 mostra come questa società abbia sviluppato un programma molto simile a quello a cui accennava Snowden, per motivi formativi interni, e che però un software analogo e più potente è stato acquistato da tutti i servizi segreti del mondo per parecchi milioni di euro.

Come si è svolta l’inchiesta:

La Iena incredula decide di testare quanto i responsabili della Tesla hanno dichiarato e incita ad hackerare il suo smartphone. Decide di piazzare due telecamere dove gira il software e finge una sua giornata tipo (ovviamente non reale). Cosa fa Viviani? Propone un reato fiscale a un amico noto, si vede con l’amante Ecc Ecc.

Alla fine torna in società e i due responsabili gli mostrano, anche con foto, tutto ciò che l’inviato ha fatto. (per vedere il video qui)

Che dire…Una delle peggiori inchieste girate dalle Iene ed ora vi spiego il perchè:

Nel video tutte le situazioni erano forzate. A partire proprio dall’SMS con il link che il soggetto dello “spionaggio” ha aperto senza porsi domande, il mittente falsato che ovviamente era uno dei suoi amici, il telefono tenuto sempre in mano e mai nella giacca o in tasca per consentire migliori foto e riprese, le foto catturate lasciate li nella galleria, la banda utilizzata a manetta come se il soggetto spiato avesse giga e giga di traffico dati incluso.

Insomma una forzatura e basta.

Il software è vero è funzionante ma non è così che funzionava Golia ne gli altri software in “commercio” per spiare tutti noi.

Così, a mio parere si crea solo confusione. Poi della figuraccia fatta indicando Apple come un’isola felice meglio non parlarne. 🙂

Non è assolutamente vero che la sicurezza del sistema operativo iOS (di Apple) è stato violata, perché il fantomatico “virus” che ha infettato circa 40 applicazioni dello store non poteva far nulla di più se non leggere alcune informazioni di base del dispositivo, quali nome, ora, lingua e UDID; e in ogni caso tali app sono stati rimosse nel giro di 24 ore.


Per chi non lo sapesse, le applicazioni iPhone sono “sandboxed”, questo significa che un’app non può prendere possesso del telefono, come succede invece su altri OS che danno più libertà.


Sarebbe opportuno che LE IENE evitassero di dare notizie fallaci.

Tra l’altro, l’hanno fatta passare per tutto il servizio come se ci spiassero tutti, senza se e senza ma, con codici a caso sul terminale (tipico dei film americani, facendo pensare che basta dire “bypass password” e tutto è ok). Invece, come immaginavo, è solo un malware, come ne esistono da anni, che deve prima essere installato sul tel….immagino i complottisti tutti in fermento.

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Twitter: tweet più lunghi da 140 caratteri

Finalmente tweet più lunghi su twitter!

Tra tutti i social network Twitter è quello che forse ha riscosso meno successo in termini di pubblico. Nonostante ciò la piattaforma deve il suo successo e la sua notorietà ai brevi messaggi di testo di 140 caratteri con i quali gli utenti possono condividere informazioni e opinioni. Questo numero massimo di caratteri è dovuto al fatto che inizialmente i Tweet venivano postati via SMS.

L’uso di messaggi però nell’ultimo periodo è notevolmente diminuito grazie agli smartphone e di conseguenza sembra non essere più necessario mantenere il limite di 140 caratteri anche per i tweet.

Nell’ultimo periodo è stata però proposta una novità per la piattaforma di microblogging che non portasse la stessa ad allontanarsi dal proprio stile e dalle proprie origini. Si è comunque deciso di mantenere il limite dei 140 caratteri per ogni tweet ma è anche possibile inviare tweet più lunghi attraverso messaggi diretti. Per agevolare l’utilizzo dei tweet da parte degli utenti è stato anche deciso che da oggi foto, GIF, video, citazioni e sondaggi non verranno più conteggiati nei messaggi in modo da poter utilizzare sempre tutti i caratteri a disposizione per i propri tweet.

In questo modo è possibile allegare al proprio cinguettio (così possono essere anche definiti i tweet) senza andare però a toccare il limite dei 140 caratteri per ogni singolo messaggio. Dagli sviluppatori dell’applicazioni e in particolare da Jack Dorsey, CEO di Twitter, arrivano le conferme di ulteriori test per permettere in futuro agli utenti di inviare Tweet più lunghi come ad esempio la previsione di un sistema di risposte che non conteggia il nome utente della persona a cui si replica.

Da oggi e nei prossimi giorni queste piccole novità saranno disponibili per tutti gli utenti e quel che è certo è che nonostante il mancato picco di utenti gli sviluppatori non hanno intenzione di tirare i remi in barca e cercheranno di rendere sempre più appetibile l’app che ha lanciato l’uso degli hashtag e dei commenti online!

Profili Falsi su Facebook e conseguenze legali

In questo post vi parlerò d quelle che sono le conseguenze legali di chi crea per se o per gli altri un profilo falso sui social (in specie su Facebook). Partiamo dal presupposto che ormai siamo bombardati da furbetti che , per farsi gli affari altrui, fingono la proprià identità e questo risulta oltre che fastidioso anche molto pericoloso.

Accettare gente sconosciuta tra gli amici di Facebook, infatti, può nascondere delle insidie ed per questo che è necessario stare molto attenti.

Se hai un profilo falso è opportuno che tu conosca quelli che sono i rischi legali:

E’ reato il comportamento di chi crea falsi profili su Facebook, e in generale sui social network, occultando la propria identità e utilizzando nickname e foto false, con lo scopo di portare vantaggio a se stessi o a terzi o danneggiare altri, anche attraverso comportamenti molesti.

Dovete tenere ben in mente che , per commettere un illecito, non basta semplicemente creare un profilo falso: a tale condotta devono seguire molestie, stalkeraggio o minacce nei confronti di altre persone.
In tal caso si parla di sostituzione di persona che è punibile con la reclusione fino a un anno.

IL VIDEO:

SOSTITUZIONE DI PERSONA

N.B Sostituzione di persona vuol dire che tramite la creazione del falso account si hanno corrispondenze informatiche con altri, spacciandosi per persona diversa per conseguire un vantaggio o recare un danno (non solo economico)

DIFFAMAZIONE AGGRAVATA

Se le frasi dette in chat o pubblicate ledono la reputazione della persona di cui si è creato il falso profilo, si commetterà il reato di diffamazione aggravata.
Il caso che posso farvi è quello di chi danneggia l’immagine d’un personaggio pubblico, pubblicando frasi offensive che possono ledere l’immagine della persona.

In conclusione, vi consiglio di pensarci bene prima di fare qualche cavolata e vi ricordo che la realtà virtuale non è qualcosa di non tangibile ma orami tutto ciò che facciamo su internet è perseguibile.

Facebook , il profilo passa in eredità dopo la morte

Combattere la dipendenza da smartphone: arriva l’app per creare foreste

Siete veri e propri smartphone dipendenti? Tranquilli, non siete i soli e ormai da tempo si è alla ricerca di soluzioni per questa “dipendenza” che affligge un indefinito numero di persone. Da Facebook a Snapchat, da Instagram a Whatsapp, senza dimenticare il boom di giochi come Pokemon Go, sono moltissimi i motivi che ci portano a tenere lo smartphone sempre sott’occhio. L’ultima idea per aiutare gli “smartphone addicted” arriva da un’applicazione molto particolare.

Si tratta di “Forest” un’applicazione molto particolare che permette di concentrare maggiormente i proprio obiettivi con un piccolo e semplice stratagemma. L’applicazione, infatti, consente di costruire una foresta, in modo virtuale, e gli alberi cresceranno solo se l’utente lascerà inutilizzato il proprio smartphone per trenta minuti. L’obbiettivo principale dunque è quello di evitare che l’utente si distragga prendendo sempre tra le mani il proprio smartphone. In caso di distrazioni le piante appassiranno in men che non si dica.

L’applicazione “Forest” per stimolare i propri utenti prevede anche la possibilità di condividere i successi ottenuti. Condividere le proprie foreste può infatti portare altre persone a perseguire gli stessi obbiettivi. Man mano che si procede le statistiche e i dati vengono conservati in memoria ed anche questo è un modo per gareggiare con se stessi e per migliorarsi sempre di più. Ecco alcuni esempi: i cespugli rappresentano momenti di studio brevi, gli alberi nascono in seguito a lunghi momenti di concentrazione, mentre i tronchi secchi rappresentano i cedimenti.

Se, invece, avete bisogno di controllare la casella di posta o altre applicazioni per lavoro “Forest” consente di creare una whitelist di eccezioni che in caso di accesso non causeranno danni alla foresta.

“Smartphone addicted” siete pronti per mettervi all’opera e concentrarvi maggiormente senza distrarvi per tenere sott’occhio lo smartphone? L’idea di Forest, nella sua semplicità si preannuncia molto efficace e utile.