Leggete questa storia di Ama, gambe amputate e grasse risate che c’è da piangere.
Torniamo a parlare di gruppi chiusi su Facebook perché le novità sono tante e direi poco confortanti. Direi che la presa di posizione della Boldrini, a grandi linee, ha sortito tre effetti: la chiusura più frequente di gruppi da parte di fb (che ovviamente riaprono dopo 5 minuti, ma ormai con qualche difficoltà), l’apertura di nuovi gruppi che postano merda più di prima (pastorizia ormai si è spostato altrove) e gli admin (nonché gli iscritti) di alcuni gruppi, quelli più recidivi, che hanno alzato il tiro.
Tra questi c’è il noto (nel giro) admin romano di Welcome to favelas (e dei relativi gruppi chiusi a favelas legati) Massimiliano Zossolo. Uno che non teme niente e nessuno, con precedenti penali (ha preso 6 anni per aver assaltato una camionetta dei carabinieri a San Giovanni: http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/toh-anche-italia-se-fuoco-blindato-carabinieri-dentro-49033.htm) come molte sue collaboratrici di Favelas e care amiche. (colei che fa parte della “crew” e segue la sua linea di magliette “cagna” si chiama Sara Casarin (Sara Casa su Facebook), una trevigiana che a 23 anni era già stata condannata per spaccio http://tribunatreviso.gelocal.it/treviso/cronaca/2010/10/27/news/e-stata-condannata-a-un-anno-e-quattro-mesi-di-reclusione-sara-casarin-ventitreenne-residente-1.1468339).
Welcome to favelas (e gruppi chiusi annessi), per intenderci, è uno dei gruppi, assieme a Pastorizia ed altri, in cui sono stati più volte diffusi i file con materiale pedopornografico denominati Bibbia e molta altra merda, comprese foro fatte di nascosto a povera gente per bullizzarla, video di ragazze inconsapevoli e il famoso video con i rom e i dipendenti LIDL. Zossolo e il gruppo sono citati in varie denunce di ragazze che ho visto con i miei occhi. Il commentatore medio di favelas è l’anello di congiunzione tra la scimmia e la scimmia. (ovviamente sono oggetto del loro bullismo da tempo, con Zossolo & co ad aizzare).
Bene. Da qualche settimana Zossolo ha deciso che della Boldrini, di me, degli interventi di Facebook, del clima generale se ne sbatte altamente i coglioni. Anzi. ha deciso di alzare l’asticella. Tanto, lui, delle sue denunce se ne vanta pure in svariati post. Di quello che viene pubblicato (soprattutto sulle donne) in maniera più ampia mi occupo domani su Il Fatto.
Intanto però parto da qui, dall’utente medio di questi gruppi, che ha perso ormai la percezione della realtà, che a forza di chiamare black humor l’imbecillità unita alla mancanza di empatia per qualsiasi cosa, scrive e posta qualunque cosa. Condivide col branco qualsiasi cosa, per sentirsi il figo, l’eroe, il politicamente scorretto del giorno. Per essere quello che fa bella figura con l’admin pregiudicato (sono pregiudicati per droga pure alcuni admin di Patorizia, ovviamente)
Ne vedo centinaia di questi idioti che rischiano denunce, posti di lavoro, reputazione per postare le loro cagate. Molti, il lavoro e la reputazione li hanno persi davvero, tra l’altro. Ogni tanto scrivo loro in privato, gli mando quello che postano chiedendo se si rendono conto di quello che fanno. Qualcuno se la fa sotto e mi chiede di stare zitta, toglie tutto. “Ho fatto una cazzata”, dice. La maggior parte però, e mi duole dirlo, ci mette il carico.
Ha la sua opportunità di farsi due domande, e se la gioca male, molto male.
Offende, sfida, torna nel gruppo, posta il mio messaggio e invita a insultarmi. E questo avvalora la mia tesi di sempre: la maggior parte di questa gente deve subire le conseguenze dei suoi gesti. Non funziona altro. Deve guardare in faccia la gente che soffre per quello che fa, deve sapere quanto fa schifo, deve sapere che l’impunità non è per sempre.
Giorni fa, un tizio romano che lavora all’Ama, ha postato sul nuovo gruppo feccia fondato da Zossolo la foto delle gambe trovate nel cassonetto romano amputate alla povera vittima dei Parioli. (Le gambe le ho censurate io, nella foto qui sotto.) Quella ammazzata e fatta a pezzi dal fratello, finita in cronaca con grande rilievo.
Ha posato i resti di questa donna così, facendosi due risate con i membri del gruppo per l’ingenuità dell’assassino che s’è fatto sgamare da lui o dai suoi colleghi, chi sa.
Quelle gambe non sono il corpo di una poveretta morta ammazzata, no, sono un pretesto per ridere col branco.
Eccolo qui il danno di questi gruppi: la perdita della percezione della realtà. L’idea che il web sia una zona franca, un mondo parallelo.
Scrivo al tizio. Gli chiedo se si rende conto. Il tizio prende il mio messaggio, lo posta nel gruppo e dice che vado presa a calci nel culo. E giù con gli insulti. C’è chi scrive “Qualcuno je spari”.
Questa è la situazione. Basta parlare di generico “web”, di “gruppi”, di “social”. Questa roba qui non è frutto di algoritmi. E’ frutto delle azioni di gente che ha nome e cognome. I nomi e cognomi, oggi, sono Massimiliano Zossolo e Massimo Ricci, l’eroe dell’Ama che anziché provare compassione per quella poveraccia finita a pezzi in un cassonetto, l’ha sbattuta in un gruppo chiuso, “di nascosto”. Perché questa gente fa schifo, ma non ha neppure il coraggio di fare schifo fino in fondo.
Post di Selvaggia Lucarelli