Approvata la direttiva copyright

Il Parlamento Europeo, riunito a Strasburgo ha finalmente approvato la nuova direttiva per aggiornare le norme sul diritto d’autore. Sono stati 438 i parlamentari che hanno votato a favore, mentre 226 quelli che hanno votato contro. Gli astenuti invece sono stati 39. Lo scorso luglio la direttiva era già stata votata e bocciata dall’aula. Essa negli ultimi mesi aveva ricevuto numerose critiche; ponendosi di un‘accesa discussione tra gli esperti di diritto, gli attivisti, le piattaforme online, e i grandi gruppi editoriali ed anche l’intrattenimento.

Respingendo la direttiva lo scorso luglio, la maggior parte dei parlamentari aveva chiesto il permesso di poter ridiscutere quelli che erano gli articoli più discussi, e riuscire a renderli così meno equivoci. Inoltre i parlamentari hanno chiesto anche di ridurre quegli articoli che secondo gli oppositori della direttiva, erano i rischi maggiori per la circolazione libera della informazioni su internet. Il Parlamento ha quindi approvato una versione modificata della stessa normativa.

Il perché di queste nuove regole

Questa direttiva del copyright, ha lo scopo di aggiornare le regole sul diritto d’autore che sono rimaste ferme ad 2001; quando online le cose funzionavano in modo del tutto diverso. Tale normativa ha poi il merito di accordare le leggi sul copyright nei singoli stati. In questo modo ogni stato potrà contare su basi comuni molto più chiare, grazie alla quale ognuno di essi potrà poi elaborare le proprie regole.

In generale si sono trovati tutti d’accordo nel dover aggiornare queste regole; però le idee su come farlo sono molto diverse tra loro. Questo lo si nota in particolare su alcuni articoli della direttiva che sono stati giudicati troppo vaghi. Di conseguenza potrebbero essere interpretati in modo diverso da parte degli stati membri, rendendo più arduo il processo di armonizzazione.

Il dibattito si è incentrato sopratutto su due articoli in particolare: l’11 e il 13, che secondo quanto affermato dai detrattori potrebbero avere anche conseguenze pericolose per quanto riguarda la diffusioni delle informazioni su internet. In queste ultime settimane, quindi si è lavorato sopratutto discutendo di centinaia di emendamenti; che avrebbero dovuto cambiare alcuni casi di questa direttiva. Alla fine però essi non hanno portato a cambiamenti del testo troppo evidenti.

L’articolo 11

L’articolo 11 ha il compito di provare a bilanciare in modo diverso il rapporto che c’è tra le piattaforme online come ad esempio Facebook, Google e via dicendo con gli editori. Questi ultimi, infatti da tempo affermano di sopportare uno sfruttamento dei propri contenuti proprio da parte delle piattaforme online, senza però un equo compenso.

Si tratta di un argomento alquanto controverso perché da una parte ci sono gli editori che accusano sia i social network che i motori di ricerca di appropriarsi dei loro contenuti senza offrire però nessun compenso; dall’altra invece ci sono le piattaforme online che affermano di fare già abbondantemente gli interessi degli editori. Le piattaforme affermano infatti che gran parte del traffico degli editori, arriva proprio dalle anteprime che i social pubblicano, o dalle pagine dei che spuntano nei risultati dei motori di ricerca.

Ambedue le parti hanno sostengono delle buone ragioni, ma l’articolo 11 per come si è deciso di modificarlo, adesso va a favorire più gli editori che le piattaforme online. Di conseguenza queste ultime potrebbero decidere di non sostenere più il traffico editoriale; e questo danneggerebbe molto sopratutto i piccoli gruppi dell’editoria.

Adesso la nuova direttiva afferma che ogni stato membro deve essere sicuro che gli editori ricevano dei compensi adeguati ed equi per l’utilizzo dei loro materiali da parte delle aziende di internet. A riguardo di ciò, però gli emendamenti fanno un po’ più di chiarezza ed affermano che il principio riguarda solo le grandi piattaforme; e va quindi ad escludere l’utilizzo privato dei link e del loro impegno non commerciale, come per esempio Wikipedia che è un progetto di conoscenza non condivisa.

Nell’ultimo periodo questo è stato in assoluto l’articolo più discusso in assoluto sia dagli osservatori che da parte dell’opinione pubblica. La discussione più accesa è avvenuta in particolare nei paesi dove i gruppi editoriali si trovano in maggiore difficoltà. Essi infatti vedono nei compensi da parte delle piattaforme online una soluzione anche se incompleta ai loro problemi di natura economica.

Nel nostro paese la campagna di lobby da parte degli editori, è stata davvero molto potente. Vi sono stati infatti articoli palesemente a favore della direttiva; ed anche appelli sulle pagine dei giornali ai parlamentari europei italiani, per fare approvare la direttiva.

L’articolo 13

Altro articolo della direttiva europea sul copyright fortemente discusso; ed è anche quello che continua a generare parecchie preoccupazioni per la circolazione libera dei contenuti. L’articolo 13 prevede che tutte le piattaforme online, vadano ad esercitare una sorta di controllo sui contenuti caricati dai loro utenti. Così facendo si potrà evitare di andare a pubblicare contenuti protetti dai diritti d’autore, su questi infatti gli utenti non hanno nessun tipo di diritto.

L’idea che sta alla base dell’articolo 13 è che tutti quelli che forniscono servizi online, si mettano d’accordo con case editrici, discografiche e cinematografiche per fornirsi di una licenza che gli permetta così di pubblicare anche contenuti coperti dal copyright.

Chi però critica la direttiva, teme in particolar modo che i fornitori delle piattaforme online siano obbligati a procurarsi un sistema somigliante a Content ID; che è la tecnologia che già YouTube utilizza da diversi anni, proprio per evitare che vengano caricati video che violino il copyright.

Coloro che sono contrari a ciò hanno fatto notare che YouTube per sviluppare questo Content ID ha dovuto spendere diversi milioni di dollari. In più hanno fatto notare che seppure sia il migliore sistema in circolazione, non c’è la garanzia che funzioni sempre al meglio. A volte infatti il programma porta alla censura ingiustificata di alcuni contenuti.

Dunque che le piattaforme online ed i fornitori dei servizi si muniscano di un sistema simile al Content Id sembra alquanto improbabile visti i costi elevati ed anche le difficoltà tecniche.

I sostenitori della modifica, invece ricordano che le soluzioni proposte nella direttiva che sono state via via corrette, permettono di avere delle licenze più idonee da applicare online. In questo modo si vanno a tutelare meglio i diritti degli autori. Ecco perché l’articolo 13 è stato particolarmente apprezzato dalle etichette discografiche all’interno delle associazioni degli autori. Anche i cinema si è rivelato essere uno dei suoi maggiori sostenitori.

 

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