Riporto con piacere un post di un esperto social che ha espresso la propria opinione su Google più su cui convengo a pieno.

google plus

“Google é un’azienda che ha modificato parecchio i suoi parametri nel corso degli ultimissimi anni. Del motto “Don’t be mean” delle origini é rimasto pochissimo, ma la colpa non é (soltanto) sua.
I grandi player mondiali, da Microsoft a Google, a Facebook o ad Apple hanno dovuto fare i conti con la situazione surreale di un mondo in schietta espansione digitale, ma i cui share si stanno irrigidendo. Google (come tutti gli altri) non é piú in grado di dettare le grandi linee-guida di Internet e questo é un limite importantissimo con cui ha dovuto fare i conti, suo malgrado.

La nascita di Google+ é stato il punto di arrivo raffazzonato di una corsa contro il tempo (A.K.A. Facebook) per non perdere il ghiottissimo share di annunci a pagamento veicolati attraverso le piattaforme sociali. Google non ha previsto che i social avessero il potere di modificare l’asse di riferimento dell’uso di quell’internet “che fu”.
La sequenza: Problema->Ricerca Google->Soluzione s’é arricchita del passaggio/alternativa Problema->”Fammi-Vedere-Gli-Amici-Che-Dicono”->Ricerca Google->Soluzione.
Questo, Google, non lo può più sopportare.

Ed è allora che nasce G+. In ritardo clamoroso e senza nessuna chance di futuro. I dati del 2011 parlavano di 585 milioni di dollari spesi dietro alla piattaforma, di cui circa 213 milioni solo per “Annunciare sè stessa”.

Il problema di un’azienda che spende una tale quantitá di denaro per occupare “al volo” un posto che non ha é che, poi, bisogna vedere se le cose funzionano come previsto. E nel caso di Google, soprattutto nei primi due anni e mezzo del servizio, G+ non funzionava e basta.

Qualche mese fa ho assistito ad una lezione promossa dalla Fundação Getulio Vargas di Rio de Janeiro nel corso MBA di Marketing Digitale che frequento (per ovvi motivi di Network, soprattutto). Bene, l’invitato di spicco era proprio Google, che con i suoi tre dipendenti ha cercato di mostrare le “assolute novitá” della piattaforma.

Il riassunto dell’esperienza é che Google non sa che pesci pigliare. Si trova nella situazione di avere un prodotto nato obsoleto e un concorrente ancora troppo difficile da raggiungere. L’unica soluzione é tagliarlo fuori dal gioco, appoggiando G+ (alias: la cosa che non sappiamo fare) all’infrastruttura di ricerca di Google (che sanno fare meglio di chiunque altro in questo sistema solare).

Il risultato é che, ad analizzarlo pezzo a pezzo, Google Plus non é altro che Google + Una nuova interfaccia, dove si puó fare qualche personalizzazione.
Ripeto, io non credo ai dati negativi. Google+ é e puó essere ancora piú utile, ma non bisogna MAI dimenticare che puó essere utile alle aziende solo se queste medesime aziende sono utili a Google.”

Pubblicato da Mary Ciavotta

Maria Ciavotta è social media marketing manager ed editrice dei siti wdonna.it e piattifacili.com.

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