E’ scattata l’operazione Facebook contro le fake news (le ‘bufale’), lo spam e la disinformazione diffusi sul social network numero uno al mondo.

Facebook ha appena sospeso 30 mila account falsi in Francia: lo ha comunicato il social in un post dove annuncia miglioramenti nei sistemi creati per individuare account non autentici, ovvero non collegabili a persone reali.

E’ difficile agire tempestivamente su tutti i profili non autentici e, per ora, Mark Zuckerberg dà la priorità agli account caratterizzati da un’attività massiccia e di ampia portata.

 

La mission democratica di Facebook

Dalla nuova mission di Facebook partono le 10 regole da seguire per difendersi da fake news, bufale e disinformazione.

L’operazione condotta da Zuckerberg non va nella stessa direzione voluta dalla politica, in genere, che punta ad un controllo dell’informazione, alla censura, sorveglianza o, addirittura, a pene pecuniarie e detentive per chi commette ‘reato di opinione’.

Facebook, per combattere le fake news, non prevede censure ma lascia ai suoi utenti, non alle istituzioni, il potere di decidere cosa leggere e cosa non leggere.

La sua è una campagna di informazione mediatica, vuole sensibilizzare l’utente dandogli la possibilità di farsi un’opinione personale sulle notizie che legge. Il sistema non funziona come filtro automatico delle notizie.

Quando una notizia viene segnalata come falsa, compare un flag che informa l’utente della segnalazione e contestazione. La notizia non viene rimossa, semplicemente l’utente viene allertato, sensibilizzato in senso democratico.

 

Il decalogo di Facebook

Facebook ha lanciato il decalogo che include 10 consigli presenti nel news feed degli utenti allo scopo di sensibilizzarli ed informarli al meglio. Ecco, in sostanza, quali sono i 10 consigli:

  • Non fidarti dei titoli: spesso, le notizie false presentano titoli esagerati, altisonanti, con punti esclamativi e scritti in maiuscolo.
  • Controlla bene l’Url: spesso un Url fasullo è simile (con cambiamenti minimi) a quello di una fonte attendibile per diffondere notizie false spacciandosi per un sito autentico, quindi è meglio controllare il sito autentico per confrontare il presunto Url fasullo;
  • Ricerca la fonte, assicurati che la notizia sia scritta e diffusa da una fonte attendibile e che abbia una certa reputazione oppure controlla la sezione Informazioni nella home page del sito che non ti convince per saperne di più;
  • Attenzione alla formattazione: diversi portali che diffondono notizie false sono caratterizzati da impaginazioni strane, testi con errori di battitura, quindi leggi con la dovuta prudenza;
  • Fai attenzione alle immagini e verificane l’origine: i siti che pubblicano notizie false possono contenere foto e video ‘ritoccati’ oppure foto autentiche ma fuori contesto;
  • Controlla le date che, spesso, nelle notizie o negli avvenimenti riportati dai siti ‘fake’ potrebbero essere errate o con una cronologia sballata;
  • Verifica le testimonianze ovvero le fonti dell’autore di una notizia per assicurarti che sia attendibile: la mancanza di prove o riferimenti concreti potrebbe indicare che si tratta di una notizia falsa;
  • Controlla se altre fonti riportano la stessa notizia e, se coincide con quelle pubblicate da siti attendibili, allora è vera, altrimenti diffida;
  • Potrebbe trattarsi non propriamente di fake news ma di uno scherzo, di notizie satiriche o umoristiche provenienti da un sito realizzato appositamente per questo, quindi verifica la fonte;
  • Alcune notizie sono intenzionalmente false, quindi usa il tuo senso critico quando leggi e condividi notizie online soltanto se sei sicuro che siano vere.

 

Facebook inchiodato dal Times

Era già successo con YouTube in relazione ai video estremisti e antisemiti sponsorizzati e, stavolta, tocca a Facebook.

Il quotidiano britannico Times ha eseguito un’indagine per inchiodare Mark Zuckerberg a causa della mancata rimozione di materiale illecito.

Il quotidiano di Rupert Murdoch scrive che il social network Facebook è il più grande editore al mondo ed ha registrato profitti per 10 miliardi di dollari nel 2016 vendendo ‘pubblicità targhettizzata’.

Murdoch ha pubblicato un articolo rendendo noto che la piattaforma più usata del mondo si è rifiutata di rimuovere contenuti di matrice terroristica e pedopornografica “potenzialmente illegali” nel Regno Unito.

Se può permettersi di pubblicare un’affermazione del genere un motivo ci sarà: Murdoch ha creato un profilo FB ad hoc spacciandosi per un finto professionista dell’It 30enne, dopodiché ha chiesto amicizia ad oltre 100 sostenitori di Isis ed è riuscito ad accedere facilmente in gruppi che condividono foto e video violenti ed osceni.

Ha chiesto a Facebook di rimuovere tali contenuti segnalandoli con la procedura apposita prevista all’interno del social network. Il social ha tolto solo alcuni di questi profili ma ha mantenuto online messaggi che lodavano gli attacchi terroristici “da Londra alla Cecenia alla Russia, al Bangladesh in meno di 48 ore” promettendo guerra “nel cuore delle vostre case”.

E’ dovuto intervenire il Times per ottenere nuovi interventi e rimozioni con “tante scuse” da parte del vice presidente delle Operations Justin Osofsky con la promessa di “fare meglio e lavorare sodo”, di fare il possibile per risolvere il problema.

 

Le responsabilità di Facebook

Zuckerberg ha ricordato il blocco dell’accesso al Pakistan nel 2015 di un gruppo che invitava le persone a rappresentare Maometto: tutto questo è illegale in quel Paese ma non in altri.

La soluzione di Zuck consisterebbe nel delegare alla community gran parte delle decisioni su ciò che è lecito e cosa non lo è, quindi degno di rimozione o meno.

Sulla pedopornografia il discorso cambia e lo stesso Mark ammette che è universalmente illegale anche se il Times dimostra che Facebook non sempre è in grado di porre un limite in questo senso.

Zuckerberg ha appena introdotto il sistema di foto-matching che impedisce alle foto intime diffuse senza il consenso del protagonista delle immagini di circolare liberamente su Facebook, come su Messenger e Instagram.

Il Times, nel frattempo, ha segnalato il fatto alla Metropolitan Police ed alla National Crime Agency per costringere Facebook a prendersi le sue responsabilità (anche legali) di fronte a tutto ciò che è illegale.

Né più né meno ciò che ha già fatto la Bbc a marzo, dopo aver effettuato un’indagine su gruppi pedofili.

La Germania preferisce passare ai fatti dando il suo consenso ad una legge che prevede sanzioni fino a 50 milioni di euro in caso di mancato intervento dei social su contenuti illegali.

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