Lo studio che ha rivelato l’amara verità, ovvero che un capo cattivo può causare danni alla salute fisica e psichica di un dipendente/vittima almeno quanto il fumo passivo, risale ad un paio di anni fa ma, a distanza di tempo, è più attuale che mai.

Soprattutto, se si pensa che una realtà allarmante di questo genere non sia stata assolutamente condivisa dalla sentenza della Cassazione n. 2012 del 26 gennaio 2017 che, di fronte alla denuncia di un lavoratore ripetutamente maltrattato che ha per questo motivo subito severe conseguenze sulla salute, si è pronunciata a favore del datore di lavoro, giustificando il suo atteggiamento aggressivo un modo per “scongiurare disservizi e garantire l’efficienza del reparto”.

Questa sentenza fa riflettere non poco.

 

Capo cattivo responsabile di stress per il 75% degli americani

Secondo il 75% dei lavoratori americani, il capo cattivo è una delle principali cause di stress sul lavoro e può essere dannoso per la salute al pari del fumo passivo per i dipendenti.

Il 27% di questi dipendenti si dimette per passare ad un altro lavoro, l’11% rinuncia al lavoro senza avere un’alternativa, mentre il 59% non ha il coraggio di lasciare il lavoro: si abitua a subire, a lavorare nell’infelicità tanto che non spera più che altrove ci possa essere una situazione lavorativa migliore e, così, l’idea stessa delle dimissioni perde significato.

A rivelare le indagini svolte dall’American Psychology Association è stato un articolo pubblicato su Linkedin rilanciato in seguito dalla rivista Quartz e dalla Bbc nel 2015 secondo cui il danno psico-fisico cresce proporzionalmente alla durata di permanenza in un determinato ambiente lavorativo con la costante presenza stressante di un capo cattivo.

 

Dannoso per la salute come il fumo passivo

I dati raccolti dalla Harvard Business School e dalla Stanford University negli USA, dopo aver incrociato oltre 200 studi, rivelano che lo stress sul lavoro derivante dall’atteggiamento repressivo del capo cattivo può essere dannoso per la salute almeno quanto il fumo passivo, ovvero quanto l’esposizione ad una notevole quantità di sigarette fumate da altre persone.

Gli effetti collaterali legati al fumo passivo sono da associare ad un aumento del rischio di cancro ai polmoni, disturbi alle vie respiratorie, ictus ed infarto del miocardio.

Lo stress non deriva soltanto dal dover subire l’atteggiamento aggressivo del capo cattivo: il 50% dei dipendenti pone in cima alla lista degli stress che hanno ripercussioni negative sulla salute la paura di perdere il lavoro, mentre il 35% è stressato soprattutto perché chiede un ruolo diverso, migliore di quello che ricopre.

Il rischio di ammalarsi in questo clima di stress dannoso sale se il lavoro svolto è particolarmente impegnativo.

 

Identikit del capo cattivo

C’è da distinguere il capo comunemente insopportabile dal capo cattivo responsabile di stress e probabili danni alla salute.

Una cattiva relazione con il capo non significa necessariamente un capo cattivo: la prima dipende da mancanza di affinità, difficoltà o impossibilità di comunicare col boss e di lavorare insieme per raggiungere obiettivi comuni.

Un conto è non avere affinità con il boss, un altro è avere a che fare con un capo cattivo.

Come si riconosce?

Ecco le caratteristiche inequivocabili del capo cattivo:

  • È eccessivamente aggressivo;
  • E’ arrogante;
  • Si comporta male intenzionalmente;
  • Non fa critiche costruttive;
  • Ha un modo di comunicare irritante;
  • Ha scarse capacità decisionali e di pianificazione;
  • È menefreghista;
  • Sfrutta la politica del terrore;
  • È narcisista;
  • Può essere anche violento;
  • Tende a sminuire i dipendenti;
  • Si lascia prendere da eccessivi sfoghi di rabbia;
  • Avanza aspettative irragionevoli ed impone obblighi lavorativi onerosi ed ingestibili;
  • Si aspetta che i suoi dipendenti leggano nella sua mente;
  • Biasima chi sbaglia e si prende i meriti di chi lavora bene;
  • Ha un modo incoerente di comportarsi e giudicare.

Le sue frasi tipo?

Questo posto è un caos quando sono assente” oppure “Puoi ritenerti fortunato ad avere questo lavoro”.

 

 

Sentenza della Cassazione n. 2012 del 26 gennaio 2017

Un lavoratore ha denunciato il suo capo cattivo per una lunga e costante serie di azioni vessatorie ed intenzionali. Usava un linguaggio scurrile ed ingiurioso per dare ordini, lo rimproverava in pubblico, intimava i suoi colleghi di non parlare con lui, alzava la voce e non solo con lui (i colleghi hanno testimoniato a suo favore confermando l’atteggiamento aggressivo del boss).

Subire tutti i giorni l’atteggiamento aggressivo del capo cattivo avrebbe causato nel dipendente severe conseguenze sulla salute.

La sentenza della Cassazione n. 2012 del 26 gennaio 2017 ha giudicato l’atteggiamento del capo cattivo non persecutorio, ma un modo per esercitare le prerogative del superiore gerarchico allo scopo di “scongiurare disservizi e garantire l’efficienza del reparto”.

Garantire l’efficienza adottando comportamenti aggressivi e finanche linguaggi scurrili non ha ‘offeso’ ciò che in ogni ambiente, soprattutto in quello lavorativo, non deve mai essere trascurato o violato: il rispetto della persona e la sua salute, la tutela dei diritti fondamentali del lavoratore.

 

L’ennesimo studio sul mobbing?

Lo studio dell’American Psychology Association è rivolto non tanto alla questione specifica del mobbing quando agli effetti che un ambiente lavorativo ostile e dannoso (ovvero il capo cattivo) può avere sui dipendenti.

Che differenza c’è tra mobbing e capo cattivo?

Il mobbing è il terrore psicologico nell’ambiente di lavoro che consiste in una comunicazione ostile perpetrata in modo sistematico da una o più persone principalmente contro un singolo individuo mentre il capo cattivo, solitamente, è ostile con una pluralità di lavoratori.

Che si tratti di boss cattivo o di mobbing (termine coniato dallo psicologo del lavoro Heinz Leymann e fenomeno tuttora non regolamentato da nessuna specifica norma giuridica), la domanda è: chi aggredisce e fa abuso di potere, vessa ed umilia costantemente, quotidianamente colleghi o subalterni è da ritenersi esente da colpa e responsabilità?

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